La colomba è sempre associata alla pace, incommensurabile dono cui uomini e popoli anelano senza mai poterlo raggiungere. Eppure la colomba possiede, in ambito biblico, uno spessore simbolico assai più ricco e profondo. In ebraico «colomba» si dice Giona e, dunque, sotto le spoglie di questo immaginario profeta si celano le sembianze del popolo d’Israele che geme come colomba per l’acquisto di uno spirito nuovo, capace di obbedienza a Dio. Quando Cristo promette il segno di Giona non fa riferimento soltanto ai tre giorni trascorsi dal profeta nel ventre della balena, simili a quelli che egli passerà nel ventre della terra, ma anche al segno della colomba, cioè allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui. Forse per questo, nel catino absidale di san Clemente in Roma, uno splendido mosaico ci presenta il Cristo crocefisso come una vite cosmica, che nel suo rigoglio abbraccia l’universo. Come vuole l’evangelista Giovanni, qui il momento della crocifissione di Cristo è anche il momento della sua gloria; è la pentecoste, dove Cristo emettendo lo Spirito dona la vera vita alla sua Chiesa. Maria e l’apostolo Giovanni sono, infatti, accanto alla croce come primizia della Chiesa. Sull’asse verticale della croce si scorge una teoria di colombe. A ben contarle sono dodici perché una è seminascosta tra le foglie di acanto: dodici come gli apostoli, ma anche come la totalità dell’umanità chiamata a salvezza. In questi dodici dunque, colmi di Spirito Santo, si compie la missione di Giona: essi predicheranno nel mondo il Vangelo di salvezza.Lo Spirito ricevuto dalla Chiesa a Pentecoste, fu concesso, quale primizia, alla Vergine Maria fin dal momento dell’Incarnazione. Per questo, a Pentecoste, la Madre orante siede tra i discepoli al centro del Cenacolo. Non è un cenacolo quello in cui Piero di Cosimo, artista fiorentino del XVI secolo, colloca la sua Vergine orante: Maria siede a terra come le Madonne dell’Umiltà e porta un fazzoletto attorno al capo come usavano, un tempo, le spose contadine. La Madre prega la liturgia tenendo il breviario sul davanzale di pietra. Il divino Infante però le sfugge di mano, non perché riottoso all’ascolto di quella Parola (che è lui stesso), ma per il desiderio di mettere tutto in pratica, subito. Cristo ha fretta di salire sulla croce e salvarci. Così, con grande impeto, afferra l’indice della Madre e addita la colomba: è lì, sul davanzale di pietra, accanto alla Parola. Il volatile ha l’aureola perché allude allo Spirito Santo: è lui il culmine della missione del Cristo, è lui che attualizza la Parola letta da Maria. Maria è, infatti, primizia della Chiesa, abitata nel suo agire dallo Spirito. Come lo Spirito riempie il cuore della Madre, così riempirà, nei secoli, il cuore dei fedeli. E che la fede nel Risorto trasformi il cuore (il quale - non dimentichiamo - è nella Bibbia sede dei pensieri e non dell’amore), lo vediamo dall’aprirsi improvviso del velo della Vergine, proprio all’altezza del petto. Il rivelarsi dell’abito rosso offre l’immagine di un cuore, un cuore infiammato da uno spirito nuovo: quello di Maria, ma anche quello di coloro che come Maria saranno colmi di Spirito Santo. Così il messaggio dell’opera risulta chiaro: «Fate quello che Cristo vi dirà! - sembra dire Maria- Fate secondo i desideri del Suo cuore. Siate come colombe: semplici nell’obbedire, arguti nell’agire».
Immagini: Mosaico absidale, Basilica di San Clemente, Roma. XII-XIII sec. Particolare del crocefissoPiero di Cosimo (1462–1521) Madonna della colomba, circa 1490, olio su tavola, 87 cm x 58 cm. Museo del Louvre
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