sabato 24 maggio 2003
Abbiate per monastero la camera dei malati, per cella la chiesa parrocchiale, per chiostro le strade della città, per clausura l'obbedienza, per grata il timor di Dio, per velo la santa modestia" Se dovete lasciare l'orazione per andare da un malato, fatelo. Il vostro dovere è lasciare tutto per il servizio dei poveri. Era nato in un villaggio francese nel 1581 ed era morto a Parigi nel 1660. Si firmava Depaul o De Paul ed è diventato famoso come san Vincenzo de' Paoli e lo è anche per le sue "Figlie della Carità", che una volta segnavano la loro presenza negli ospedali attraverso quell'indimenticabile copricapo candido a vela di matrice bretone. È a queste suore che egli indirizzava l'appello che oggi abbiamo citato. Un appello che si muove nello spirito dell'antica profezia biblica che era consapevole del primato dell'amore sul culto («Misericordia io voglio e non sacrificio», Osea 6,6). Un appello che riprendeva l'esortazione neotestamentaria: «Non dimenticatevi della beneficenza e di far parte dei vostri beni ad altri, perché di tali sacrifici il Signore si compiace» (Ebrei 13,16). Anche san Giacomo ammoniva: «Religione pura e senza macchia davanti a Dio nostro Padre è questa: soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni» (1,27). Questo monito tocca tutti i cristiani e, allora, mi sembra significativa nella frase di san Vincenzo quell'immagine: «Abbiate per monastero la camera dei malati e per chiostro le strade della città». Spesso si sentono persone che si lamentano perché non riescono a frequentare la liturgia, costrette a casa da anziani malati, da bambini piccoli, da impegni caritativi urgenti. Certo, non si deve interrompere il legame diretto con Dio. Ma la prima chiesa è proprio quella stanza e la cella dell'incontro con Dio è proprio quella cucina ove si celebra un sacrificio di cui "il Signore si compiace".
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