Un’implacabile caccia all’uomo in giro per l’Europa: da una parte un killer spietato e infallibile, lo Sciacallo, capace con il suo tecnologico fucile di precisione di colpire la vittima a distanze per altri impossibili, ma anche di trasformarsi con sofisticati mascheramenti; dall’altra parte una tenace agente dei servizi segreti del Regno Unito, Bianca Pullman, esperta di armi ed esplosivi, una donna determinata a tutto pur di catturare lo sfuggente e implacabile assassino («Il nostro uomo lavora da solo, è un assassino straordinario e non ha mai lo stesso aspetto. Io so di poterlo trovare»). Sulla loro contrapposizione, ma anche per certi versi sulla loro somiglianza, si basa la serie televisiva britannica The Day of the Jackal, in onda su Sky Atlantic e in streaming su Now con due episodi ogni venerdì per cinque settimane. Tratta dal romanzo del 1971 Il giorno dello sciacallo di Frederick Forsyth e dal successivo omonimo film del 1973 diretto da Fred Zinnemann, la serie Sky Original, scritta e adattata da Ronan Bennett e diretta da Brian Kirk, si caratterizza proprio per come sono costruiti i personaggi principali: lo Sciacallo interpretato da Eddie Redmayne e la Bianca di Lashana Lynch. Certamente lui è un assassino senza scrupoli, che si guadagna da vivere uccidendo su commissione, ma anche lei in certe circostanze non è immune da gesti e soluzioni di estrema violenza. Lui ha una doppia vita, con un passato alle spalle tutto da scoprire, mente alla moglie, ma è comunque un marito e un padre affettuoso. Lei ha una vita sola, ma è totalmente presa dal lavoro al punto da complicare il rapporto con il compagno e trascurare e mettere in pericolo la figlia adolescente. Per cui nello spettatore si crea una sorta di corto circuito, rendendo, almeno all’apparenza, lo Sciacallo più empatico di Bianca, ovverosia rendendo sottile il confine tra bene e male. E questo è l’aspetto, diciamo così, più intrigante di una serie, peraltro non immune da qualche sequenza discutibile, che poi si basa sulla classica storia di spionaggio (di cui ovviamente non riveliamo nulla), con gli immancabili colpi di scena, qualche riferimento a vicende internazionali degli ultimi anni e un’infinità di ambientazioni: dalla Germania all’Inghilterra, dalla Spagna all’Estonia, dalla Svizzera all’Ungheria, che aggiungono un elemento di spettacolarità, oltre che banalmente geografico, a un thriller che si muove nel turbolento panorama geopolitico del nostro tempo, in un gioco del gatto con il topo ad alta tensione. Da sottolineare, infine, l’interpretazione di Redmayne, l’uomo dai mille volti e non solo per il trucco quando entra in azione, ma anche per come dal professionista del crimine insospettabile e silenzioso, con un’espressione spesso imperturbabile, passa al marito dagli occhi languidi o alla preda sofferente, ferita e braccata.
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