«Un mago esperto è un dio potente:/ studia, Faustus, e anche tu diventi Dio».Siamo nello studio del mago, creatura immortale del genio di Christopher Marlowe, drammaturgo amico di Shakespeare. Nato da genitori umili in una piccola città tedesca, studi coronati da successo grazie a un talento superiore, Faustus, ancor giovane è onnisciente: filosofo geniale, medico celebrato, matematico, scienziato. Tutto ciò non gli basta. «Gonfio di scienza presuntuosa», come recita il Coro (una sorta di coscienza, nel dramma), volerà troppo alto con le sue ali di cera, che il cielo scioglierà, facendolo cadere. Perché, attratto da pratiche diaboliche, sazio dei tesori del sapere, si darà alla nefanda negromanzia: «Nulla gli piace più della Magia,/ che egli mette al di sopra del sommo bene». Esiste una magia buona, serva del mistero divino: quella di tanti uomini che creano opere d'arte e poesia, autori di manufatti o pensieri prodigiosi. Questa è invece la magia blasfema dell'uomo che, gonfio di sapienza e presunzione, vuole farsi Dio. I campi di sterminio, Hitler, Stalin, le manipolazioni genetiche anche odierne sono frutto di questa vendita dell'anima a Satana, l'atto con cui Faustus ottiene ubiquità, onnipotenza, gloria, perdendo in quel patto se stesso. La sua parte, la nostra parte che era buona.
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