«"Fratelli tutti", scriveva San Francesco d'Assisi per rivolgersi a tutti i fratelli e le sorelle e proporre loro una forma di vita dal sapore di Vangelo. Tra i suoi consigli voglio evidenziarne uno, nel quale invita a un amore che va al di là delle barriere della geografia e dello spazio. Qui egli dichiara beato colui che ama l'altro "quando fosse lontano da lui, quanto se fosse accanto a lui" (…) Francesco si liberò da ogni desiderio di dominio sugli altri e invitò a: "vivere un'umile e fraterna sottomissione, pure nei confronti di coloro che non condividevano la loro fede"». Il titolo della Fratelli tutti è tratto delle Ammonizioni, così come la beatitudine della fraternità, che tocca le sue vette quando oltrepassa i confini della vicinanza e della somiglianza. Che giunge all'apice quando emerge dal self, si libera dall'autoreferenzialità, dallo sterile culto di sé stessi. La fraternità nella distanza, nell'alterità, nella differenza del fratello, nell'opposizione, persino nel nemico, è fonte di felicità. Che meraviglia! Pensavamo che la fraternità fosse da iscrivere in un ordine naturale e morale, in un diritto-dovere da esigere e da assolvere, invece, è pura estetica, una questione di beata bellezza, quanto di più divino ci sia al mondo.
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