Mi dà ancora fastidio l'uso della parola "bastardo" per insultare qualcuno, o anche per elogiarlo in grazia della sua spregiudicatezza, astuzia, prepotenza. La si incontra ancora spesso nei libri e nei film e nella vita quotidiana, e mi sta antipatica sia che la si usi al negativo che al positivo. Nel secondo caso, penso per esempio ai Bastardi di Pizzofalcone, una serie di romanzi napoletani pubblicati da Einaudi Stile Libero e trasferiti in televisione, che nelle storie di Maurizio De Giovanni sono dei simpatici poliziotti con qualche magagna alle spalle, membri di una squadra ispirata ai poliziotti dell'87° Distretto di Ed Mc Bain (la più formidabile tra le invenzioni del poliziesco classico, di ben altro spessore umano), e ai romanzi dell'americano Joe Lansdale (il cui ultimo libro, sempre aggressivo anche se temperato da un facile humour, si intitola Bastardi in salsa rossa, ancora Einaudi, ma il titolo originale era diverso). Bastardo è una parola usata tradizionalmente nella lingua italiana, quando non indicava sensatamente un qualche tipo di ibrido, come un insulto. Bastardi sono i figli di padre ignoto. È una vergogna della nostra storia repubblicana che la dizione sulle carte di identità e altri documenti di "figlio di N. N." per i nati da padre sconosciuto sia stata abolita solo col nuovo diritto di famiglia, nel 1975, nonostante le accanite campagne della socialista Lina Merlin che era riuscita a far chiudere molti anni prima le "case chiuse" della prostituzione su cui lucrava lo Stato con le cosiddette "marchette". N. N. era inteso come Non Noto, ma è una dizione che viene in realtà dal latino, Nomen Nescio. C'è stato tuttavia un modo di dar valore alla nozione di "bastardo" o "figlio di N. N." negli anni della contestazione, negli Stati Uniti, grazie al movimento degli hippies, che chiamavano se stessi "figli dei fiori". Si dice di solito che gli hippies venivano chiamati così per via dei vestiti a fiori, ma il significato è probabilmente più profondo e radicale. Me lo spiegò un giorno Elsa Morante, che era molto attenta a queste cose, e che era stata in Messico tra i Tarahumara in un suo avventuroso viaggio dei primi anni sessanta. Presso gli indios erano chiamati figli dei fiori i nati da padre ignoto, e gli hippies americani, ella diceva, si erano definiti così per indicare una scelta, il rifiuto di padri che non amavano, di una cultura che non amavano, di modelli sociali che non amavano. Come che sia, sarebbe bene evitare l'uso della parola bastardo come un insulto.
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