Qualche tempo fa, per una pagina dedicata al libro di Paolo Berizzi Verona, la città laboratorio dell'estrema destra tra l'Italia e l'Europa (Rizzoli), in cui si faceva riferimento ai gruppi neonazisti che albergano nella Curva dell'Hellas Verona, abbiamo ricevuto reprimende insospettabili e lettere affannate, quasi “minatorie”. Lo scrivente, riportava dal libro di Berizzi fatti e misfatti accertati e sentenze depositate in appositi uffici giudiziari. Nessuno di noi pensa che la città di Verona sia nazifascista – come sottolineava il lettore risentito – ma è indubbio che ci sia una minoranza molto pericolosa che inneggia al nazifascismo e che usa lo stadio per azioni terroristiche. Le ultime, quelle registrate in occasione di Verona-Milan di domenica 8 maggio. I tifosi milanisti erano stati avvisati: «Chi si presenterà al Bentegodi con vessilli rossoneri può essere oggetto di bersaglio di insulti senza distinzione di sesso, età, razza o religione. Si raccomanda quindi di usare il cervello e di acquistare il biglietto nel settore ospiti oppure di restare a casa sul divano. Sono finite le gite a Verona». Rossonero avvisato, mezzo salvato. È questa la legge dell'ultrà veronese che ha agito con azioni paramilitari contro famiglie e soggetti inermi che poi hanno denunciato le aggressioni sui social. Scene simili a quelle vissute dal conduttore televisivo Fabrizio Nonis e suo figlio che, dopo Verona-Inter, venne preso a calci e pugni da un plotone in spedizione punitiva. Altri padri con figli, tifosi sani del Milan, hanno raccontato di averla fatta franca solo perché si sono messi in fuga da queste squadracce violente che li rincorrevano in una divertente, per loro, “caccia all'uomo”. Tutto questo succede in molti altri stadi e in altre città, lo ribadiamo ai nostri lettori e tifosi veronesi, ma in quella Curva dell'Hellas accade più spesso e con conseguenze pesanti. Per alleggerire un po' i toni e tornare a un calcio più umano e più vero, e che faccia ancora sorridere, bisogna andare a Monza. Qui la premiata ditta Berlusconi&Galliani era arrivata a un passo dalla Serie A, ma la sconfitta di Perugia costringerà la squadra di Stroppa a conquistare la prima storica promozione ai playoff. Intanto lectio magistralis di fairplay da parte di patron Silvio Berlusconi che alla vigilia del match con il Perugia fa una telefonata di cortesia al presidente degli umbri Massimo Santopadre. Il Cavaliere spiega al collega l'importanza della vittoria del Monza anche alla luce delle prossime elezioni, ma ignora che anche il Perugia deve vincere, per entrare ai playoff, e quando lo scopre si scusa con un «mi inchino al Santopadre». Dalle parole in vano di Silvio alla scaramanzia di Adriano, il quale ha scoperto che nel film Agenzia Riccardo Finzi... praticamente detective, Renato Pozzetto pronuncia l'anatema alla Guttmann: «Il Monza non andrà mai in Serie A». Ora sia Galliani che i tifosi chiedono a Berlusconi di intercedere con Pozzetto affinché pronunci la frase esorcizzante: «Il Monza andrà in A». Non ci resta che ridere.
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