Sono tre le figure che hanno rappresentato le principali fonti d'ispirazione da cui Carl Philipp Emanuel Bach (1714-1788) si è fatto guidare durante la stesura dell'oratorio Gli ebrei nel deserto: in primis il sommo genitore Johann Sebastian, seguito dall'augusto maestro Georg Philipp Telemann (suo padrino di battesimo) e da Georg Friedrich Händel, autore dell'epico Messiah a cui tutta l'Europa guardava come modello assoluto di oratorio “moderno”.Verso questi tre punti cardinali si è rivolto il secondogenito del Thomaskantor per fissare sul pentagramma le vicende veterotestamentarie dell'Esodo con esiti artistici apprezzati dai contemporanei, come testimonia Johann Friedrich Reichardt: «Quanta intensità nel grido di dolore di un popolo disperato, con quanta originalità viene tratteggiato il suo lamento rivolto a Dio, quanta maestosa autorevolezza pervade il discorso di Mosè e quanto sono commoventi le sue preghiere...». E proprio sul registro della partecipazione e dell'immedesimazione si gioca la lettura di Christoph Spering, profondo conoscitore e raffinato interprete del repertorio sacro tra XVII e XIX secolo, a suo agio tra le riflessioni poetiche e i tumultuosi accenti drammaturgici evocati dall'ispirata vena creativa del giovane Bach.Christoph SperingCarl Philipp Emanuel BachGli ebrei nel desertoDeutsche Harmonia MundiEuro 19,00
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