L'olio italiano recupera terreno
sabato 9 maggio 2009
Nel 2008 i mercati esteri hanno acquistato più olio di oliva italiano. È un dato importante, che fa guardare ai prossimi mesi con maggiore speranza, soprattutto pensando a quanto potrebbe accadere dal primo luglio in avanti, quando sarà obbligatoria l'indicazione in etichetta dell'origine della materia prima. Il settore, tuttavia, non può dirsi ancora uscito da una situazione che, complessivamente, fa registrare un deficit negli scambi con il resto del mondo e una sostanziale frammentarietà della produzione.
I numeri aggiornati sono stati resi noti da Unaprol nel corso del dibattito «Creare valore, generare sviluppo», alla vigilia della Assemblea generale 2009 del consorzio che raggruppa 600mila imprese su un milione di aziende olivicole attive in Italia. I dati parlano chiaro. In termini quantitativi la riduzione delle importazioni, insieme al lieve incremento delle esportazioni ha riportato il disavanzo al di sotto delle 200mila tonnellate, mentre in valore il deficit, che si è attestato a 115 milioni di euro, si è praticamente dimezzato rispetto all'anno precedente ed ha segnato il livello più basso a partire dal 2000. Guardando alle statistiche più da vicino, nello scorso anno c'è stata una flessione degli approvvigionamenti, cioè degli acquisti, italiani all'estero in tutti i segmenti del settore. L'olio di oliva nel suo complesso ha perso, ad esempio, il 6% in volume, seguito da un - 3% per quanto riguarda il segmento dell'extra e del vergine di oliva. Intanto però, le esportazioni sono arrivare a 212mila tonnellate in totale per quanto riguarda gli oli vergini ed extra vergini di oliva, il 5% in più su base annua, a fronte di una significativa riduzione del lampante (-11%), cui si è aggiunta la forte flessione della domanda estera di olio di sansa (-17%).
Tra i principali Paesi clienti dell'Italia, continuano ad esserci mercati ricchi come quello degli Stati Uniti (che risulta essere al primo posto), mentre aumentano le vendite nel Regno Unito e in Francia; in flessione, invece, la domanda tedesca in volume (-4%). Quasi tutte di segno positivo le variazioni su base annua degli introiti. La flessione dei prezzi all'origine dell'olio italiano " è il nocciolo dell'analisi svolta dall'Unaprol " ha spostato la domanda estera sui prodotti qualitativamente superiori rimescolando, di fatto, il paniere delle esportazioni. Il mercato olivicolo mondiale, quindi, sembra cambiare in favore delle produzioni di qualità italiane. Certo, occorre stare a vedere come il gioco dei rapporti fra prezzo e produzioni possa ancora spostare il pendolo della domanda verso prodotti nostrani, ma i segni positivi ci sono tutti. Segnali che vanno ovviamente sfruttati. Per questo, i produttori sperano molto proprio nelle nuove etichette e rilanciano la sfida del «1OO%, italian olive oil». Un nuovo marchio dell'olio extra vergine di oliva che, in termini di controllo della qualità, si è dato parametri analitici più restrittivi di quelli attuali.
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