L'Italia del vino boccia l'idea di arrivare presto a una Indicazione geografica tipica (Igt) Italia. Proprio così: niente marchio «cappello» per proteggere i vini nostrani che non sono in grado di acquisire da soli una denominazione di origine.
è un passo importante per il mondo del vino, che la dice lunga sulla migliorata situazione del comparto che ha chiuso il 2006 con esportazioni pari a tre miliardi e 200 milioni di euro. Niente Igt Italia, dunque, almeno stando alle valutazioni circolate nel corso della edizione 2007 del Vinitaly, la più importante manifestazione europea del comparto che si sta svolgendo in questo fine settimana. Ma perché non fare come i francesi che recentemente hanno dato il via libera proprio alla versione d'oltralpe di questa denominazione? Per noi è semplice: la crescita del valore del 6,5% dei vini italiani all'estero - hanno spiegato i produttori - è dovuta alla capacità di valorizzare la diversità dei territori che l'omologazione in una unica Igt nazionale rischia di compromettere. Che è come dire: noi siamo forti per ci distinguiamo dagli altri invece che seguire le mode.
Niente scorciatoie. Punto e basta. Se questa posizione è sicuramente da apprezzare, occorrerà vedere quanto saremo in grado di applicarla per davvero anche combattendo contro il dilagare di falsi Chianti, Brunelli e Baroli che danno dal filo da torcere alle etichette vere. Proprio al Vinitaly, fra l'altro, è stata fatta la dimostrazione di come sia facile - utilizzando un "wine kit" in vendita in Internet - produrre praticamente tutti i vini blasonati d'Italia in circa 28 giorni. Ma servirà anche dare spazio a nuovi programmi di promozione e valorizzazione. Senza abbassare la guardia sui controlli. Da qui, probabilmente, uno dei motivi che ha spinto Paolo De Castro - ministro per le Politiche Agricole - ad annunciare all'apertura della manifestazione di aver firmato i Decreti che danno il via libera ai controlli di qualità sull'intera filiera del vino italiano.
Ma, intanto, il settore va avanti e macina - per fortuna - successi. Oggi, il mondo del vino in Italia ha un giro d'affari di 8.000 milioni di euro, l'intero patrimonio della filiera vitivinicola sfiora i 50 miliardi di euro e dà lavoro a circa 1,2 milioni di persone. La produzione italiana rappresenta il 21% della produzione mondiale e il 34% di quella dell'Ue e, come si è già detto, nello scorso anno le esportazioni sono balzate in avanti al di là di molte previsioni. Accostarsi al vino, poi, significa sempre più immergersi in un prodotto che sa di nuove tendenze, di moda, di territorio, di cultura e via discorrendo. Certo, non tutto il settore può cavalcare l'onda del successo: la gran parte delle aziende possono contare su ridotte dimensioni con cui risolvere i problemi legati all'innovazione e alla promozione. Ma anche in questi casi è possibile trovare chi vince con dignità e grinta. Al Vinitaly ben quattro fra i primi premi sono stati assegnati a vini prodotti da cooperative.
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