I vitivinicoltori italiani sorridono e brindano, quelli francesi masticano amaro e devono ingoiare il rospo. L'Italia del vino ha conquistato il primo posto nella graduatoria mondiale di produzione. Al secondo posto ovviamente i cugini d'oltralpe, al terzo gli spagnoli. Primato dello Stivale vitivinicolo, dunque, che, adesso, deve però essere ben sfruttato.I dati arrivano dalle stime della Commissione Ue che parlano chiaro e che sono state prontamente riprese da Coldiretti. Quest'anno dalle vigne nostrane dovrebbero arrivare circa 48,9 milioni di ettolitri di vino, mentre quelle francesi subiranno un calo della produzione dell'1% circa, in questo modo la produzione si dovrebbe fermare a 46,6 milioni di ettolitri; in Spagna si arriverà a 36,6 milioni di ettolitri (-5%). Tutto merito dell'andamento climatico, che in Italia pare abbia garantito in molte aree gran quantità di uva e un'eccellente qualità. In Francia, invece, il caldo ha spinto verso il basso i raccolti. Buona qualità e forte quantità favoriranno a questo punto le esportazioni che già per conto loro hanno raggiunto numeri importanti, con un incremento del 6% in valore, secondo le elaborazioni dei coltivatori diretti su dati Istat relative ai primi 5 mesi del 2015. L'Italia del vino non si smentisce quindi, e porta in giro per il mondo il meglio di se'generando - ed è quello che alla fine risulta essere più importante -, quasi 9,5 miliardi di fatturato solo dalla vendita del prodotto e dando lavoro a 1,25 milioni di persone.Tutto bene insomma, a patto che, come si è detto poc'anzi, l'Italia riesca a trarre il più possibilevantaggio da questo primato. Per questo, probabilmente, Paolo De Castro (relatore permanente della Commissione Agricoltura del Parlamento Ue per Expo 2015 e per il negoziato di libero scambio Ue-Usa),ha commentato che se è vero che il settore vitivinicolo guida il nostro export agroalimentare, sul piano della commercializzazione estera e su quello più generale della valorizzazione c'è ancora molto da fare. Un esempio vale per tutto: i vini francesi hanno un prezzo medio all'esportazione che è circa il doppio di quelli italiani. D'altra parte, il "materiale" su cui lavorare non manca. Basta pensare che, come ha sottolineato Coldiretti -, oltre il 45% del vino nazionale finisce in 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc) e in 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), mentre quasi il 30%va in 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante in vini da tavola. Come dire, la qualità della materia prima non manca. Basta mettersi ancora più d'ingegno per farla fruttare meglio.
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