Caro Avvenire, strage di Magdeburgo, di New Orleans, attacco a Rimini: solo negli ultimi giorni e solo gli episodi più eclatanti. Eppure, si sente parlare di generico “terrorismo”, “droga”, “follia”. È il Jihad islamico, che può assumere diverse forme ma sempre al pensiero o al grido: “L’Islam domina e non è dominato”. Aver consentito all’Islam di radicarsi in Europa è stato un suicidio, frutto anche dell’odio per sé stessi nato con la Rivoluzione francese.
Pasquale Graziano
La Spezia
Caro Graziano, assistiamo purtroppo a numerosi episodi di terrorismo e la condanna non può essere che la più netta e senza esitazioni. Dopodiché, bisogna indagare con oggettività le motivazioni che hanno condotto alle singole azioni di morte. I tre casi che lei cita sono tutt’altro che chiari, anche perché il tempo a disposizione per le indagini è stato limitato. Eppure, si vorrebbe, da parte di alcuni esponenti politici, intellettuali e giornalisti, un’attribuzione immediata e granitica della matrice, islamica nella fattispecie. Sono anch’io allergico a certe derive del politicamente corretto, tuttavia una certa prudenza iniziale mi pare sensata e ragionevole.
Per quello che sappiamo sull’attacco a Magdeburgo, l’attentatore, psichiatra saudita sedicente nemico dell’islam radicale, manifesta chiari segni di instabilità psichica. Una matrice religiosa potrebbe essere alla base dell’eccidio, analogo per modalità, realizzato a New Orleans. Ancora tutto da comprendere il gesto di un giovane egiziano a Rimini, per il quale tuttavia non si possono escludere ragioni di odio, come indicherebbero alcuni filmati.
Nelle stesse ore, avrà tuttavia notato che un imam, Yahya Pallavicini, ha scritto una lettera ad “Avvenire” per evidenziare le consonanze con il Giubileo della Chiesa cattolica, e... milioni di altri musulmani hanno vissuto e lavorato fianco a fianco con i cristiani in Europa e negli Stati Uniti. Vale, inoltre, la pena ricordare che secondo i dati più affidabili il terrorismo nel nostro Continente è legato in prevalenza a fenomeni jihadisti (ricordiamo proprio oggi i 10 anni del barbaro assalto alla redazione di Charlie Hebdo a Parigi), mentre negli Stati Uniti a gruppi di estrema destra o del suprematismo bianco.
Se alimentiamo la contrapposizione preconcetta e additiamo l’islam come nemico, da espellere dalle nostre terre, ci disponiamo a uno scontro di civiltà che non può portare nulla di buono. Serve buona integrazione e rispetto della legge, è ovvio, e non dobbiamo stancarci di agire in questa direzione (non solo a parole). Ma consideri quello che alcuni media hanno montato sul raduno di Capodanno in piazza del Duomo a Milano di un gruppo di giovani di origine maghrebine. Hanno insultato la polizia o vilipeso la Repubblica? Siano sanzionati di conseguenza (ma non dimentichiamo quello che succede spesso negli stadi o durante i cortei). Vanno tutti allontanati in quanto fondamentalisti, come viene chiesto? Anche qui, si guardi meglio: alcuni sono stranieri, qualcuno è italiano, alcuni sono probabilmente di fede islamica, altri atei. La gran parte, di certo, non soddisfatta della propria condizione.
Se non sappiamo fare un giusto discernimento e ci facciamo sopraffare dal furore ideologico, finiremo sempre con il raccogliere tempesta. Lo stesso avverrà qualora non cogliessimo le insidie e i pericoli che i radicalismi pongono alla nostra società. La via mediana è sempre la più difficile, ma la più produttiva e responsabile, anche se mediaticamente e politicamente poco spendibile.
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