«E se ne va, la capolista se ne va», urlano in estasi i tifosi dell’Inter che hanno partecipato all’ennesima impresa stagionale dell’Inter, il 2-0 dell’Olimpico contro la Lazio. È una corazzata quella nerazzurra, una squadra che ha vinto 13 delle 16 gare disputate fino ad oggi e che al penultimo turno del 2023 stacca la seconda, la Juventus, di 4 punti e vola a conquistare il titolo d’inverno che potrebbe essere il primo di una lunga serie nell’anno che verrà. Con un Lautaro Martinez così, 15 gol realizzati, 29 nell’anno solare, tutto è possibile. Simone Inzaghi in questo momento per virtù tecniche viene accostato agli illustri strateghi di panchina, Ancelotti, Klopp e Guardiola. Ma rispetto a loro fino ad ora ha solamente collezionato Coppe di lega e al suo score manca l’agognato scudetto e una Champions di cui è stato finalista nel 2023 (sconfitto a testa alta dal Manchester City). L’Inter ha tutto per diventare la migliore espressione del calcio europeo, ma deve fare i conti con quel braccino dell’inzaghismo che nelle ultime due stagioni ha di fatto consegnato il tricolore, prima sulle maglie del Milan e poi del Napoli. Insomma l’Inter vola come la gazzella Thuram ed è devastante sulla fascia sinistra come pendolino Dimarco. I nerazzurri vantano il miglior attacco, 39 gol fatti (oltre 3 a partita) e appena 7 subiti, con il portiere Sommer che è un’autentica saracinesca umana. Ma la critica si divide ancora tra quelli che vedono la squadra di Simone Inzaghi pronta per un secondo storico “triplete” e chi invece teme che alla ripresa della Champions possa ancora scivolare su qualche buccia di banana e consentire la rimonta di Juve e Milan, e magari anche del Napoli. Intanto questo girone d’andata regala la bella sorpresa del Bologna di Thiago Motta. I rossoblù sono la quarta forza del campionato, giocano un calcio frizzante e in casa al Dall’Ara finora hanno costruito le loro fortune vincendo 6 delle 8 gare disputate. Fuori da Bologna un solo successo. L’ultimo, sempre in casa, sulla Roma di Mourinho ha confermato la bontà di una rosa costruita dal solito mago del mercato, il ds Giovanni Sartori, l’uomo che ha fatto grande il Chievo Verona, l’Atalanta e ora il Bologna di Zirkzee, la stella olandese che al prossimo mercato sarà difficile trattenere. Difficile trattenere anche una certa irritazione verso i “diffamatori” della memoria di cuoio. Domenica sul maxischermo della Dacia Arena di Udine nel voler commemorare la bandiera del Napoli “Totonno” Juliano è apparsa, per una svista d’autore, la foto di Paolo Pulici. Dal sito del Mattino di Napoli il raddoppio alla gaffe: nel tentativo di ironizzare la foto erronea di Paolo Pulici è stata ribattezzata in Felice Pulici, portiere della Lazio dello scudetto del ’74 che ci ha lasciati a dicembre, il 16, ma del 2018. Errare è umano, perseverare è diabolico. Lunga vita a Puliciclone e una carezza da Lassù di Felice Pulici per la sua Lazio, che va e non va.
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