Il calcio al tempo dei cellulari ci aveva fatto dimenticare i prefissi telefonici. Lazio-Inter, 0-6, per chi chiama, anzi arriva da fuori Roma, l’Inter. La Lazio, dopo mezz’ora da Lazio, si trasforma nella polisportiva del Tufello e finisce stritolata dalle spirali di un Biscione illuminato da Barella, dalla classe immensa di Lautaro e da un gruppo che non può essere messo in discussione solo perché ha perso a Leverkusen. Comunque, a tre turni dal giro di boa dell’andata comanda ancora l’Atalanta con 37 punti, davanti al Napoli di Antonio Conte a 35 e l’Inter di Simone Inzaghi staccata di 3 lunghezze dalla vetta, ma con una gara da recuperare, a Firenze. Le due sorprese, Lazio e Fiorentina, cadono nello stesso turno. La Fiorentina stecca la nona, si ferma a otto vittorie di fila, e al Dall’Ara si arrende davanti alla dura legge dell’ex: mister Italiano che batte i viola di corto muso e fa il regalo di compleanno anche al tifosissimo rossoblù Gianni Morandi (l’11 dicembre ha festeggiato 80 anni) che nel salotto di Fabio Fazio ha rischiato di “strozzarsi” – parole sue - alla prima nota di Caruso, omaggio all’amico e supertifoso del Bologna Lucio Dalla. Come è profondo il mare. È un abisso per il Milan. Gli ultrà rossoneri, dopo lo scialbo 0-0 con il Genoa, se la sono presa con la società multimediale, giudicata assente, con Ibrahimovic, considerato davvero “terribile” come dirigente, con i giocatori indolenti e ovviamente con il tecnico Fonseca, che fa il portoghese. Ognuno si prenda le sue responsabilità, chiedono a gran voce gli ultrà spazientiti, i quali si domandano come mai l’ex eroe dello scudetto, Theo Hernandez, è ormai relegato in panchina? Vero che con Leao sbertucciava Fonseca, ma al fantarapper è stata data la fascia del capitano che fu di Theo. Nella notte della festa dei 125 anni del Milan il popolo rossonero ha applaudito e pianto davanti alle leggende, Franco Baresi, Gullit, Van Basten, Pippo Inzaghi… e poi contestato pesantemente. Anche alla Juventus i tifosi rumoreggiano, iniziano a temere che Thiago Motta possa essere davvero un replicante di Gigi Maifredi, profeta del calcio champagne quando allenava a Bologna, ma poi svaporato una volta passato alla corte della Vecchia Signora. Nel calcio una legge non scritta recita: difficile ripetersi in una grande, specie dopo aver fatto il capolavoro in provincia. Questo a Claudio Ranieri non deve insegnarlo nessuno, così come sapeva bene cosa l’aspettasse prendendo la Roma. Però il sor Claudio sperava almeno che certi match in provincia, come quello di Como, fossero alla portata anche del poco gioioso Dybala e soci. E invece il Como, specie quando sa che in tribuna planano le stelle di Hollywood a fare il tifo per un giorno - dietro lauto gettone offerto dai patron indonesiani
Hartono, si accende e fa vedere cose da Paz, come il 2-0 alla Rometta che ora ha 16 punti, gli stessi del Lecce risollevato dall’altro mister per bene, Marco Giampaolo.
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