L’Inter finisce in Gabbia Roma: Juric è già Diocleziano
martedì 24 settembre 2024
Il calcio è lo sport più bello che ci sia, perché è regolato dall’imprevedibilità. A cominciare dal minuto di raccoglimento. Tu ti aspetti che quello più toccante per onorare la memoria di Totò Schillaci lo facciano a Torino quelli della Juventus o nelle sue amate Messina e Palermo o a San Siro, sponda interista, e invece no. Il minuto più intenso, con tanto di sottofondo struggente di Ennio Morricone, a Totò glie l’ha tributato il Bernabeu e il Real Madrid di Carletto Ancelotti. Vamos! Il calcio è imprevedibile perché dopo aver superato a pieni voti l’esame di inglese con il City di Pep Guardiola ti aspetti che l’Inter vinca il derby
surclassando un Milan che non è ancora entrato in modalità Champions e fino a domenica sera neppure nella App.della Serie A. E invece Fonseca, con la spada di Damocle dell’esonero sulla sua testa, inventa un Milan d’assalto e mette l’Inter in Gabbia. Il centralone difensivo Matteo Gabbia al 90’ ha apposto la firma vincente sul 240° derby della Madonnina e il Milan non solo salva la panchina di Fonseca ma apre la prima crisi di identità dell’Inter di Simone Inzaghi. “Mister spiaze” è veramente spiaciuto per la figuraccia dei che per la prima volta forse in tre anni della sua gestione «non hanno giocato da squadra». A dire il vero all’Inter era successo di non giocare di squadra anche a Monza e gli ricapita contro un Milan che qualcuno dei suoi forse ha sottovalutato e beffeggiato fin troppo alla vigilia. A cominciare dall’ex, il turco di Milano Chalanoglu che in un video ironizzava sul match tra lui “bistellato”, contro il Milan a una sola stella. Come a dire, noi interisti dello Sheraton contro la Pensione Edera di Milano Marittima. Ma alla fine la gestione più familiare dei rossoneri, specie quelli del clan Ibrahimovic, ha permesso la vittoria a sorpresa e forse l’inizio di un altro tipo di campionato, in cui però l’imprevedibile è sempre dietro l’angolo, a cominciare dal prossimo avversario dei rossoneri, il Lecce. La vittoria del Milan dopo cinque giornate mantiene intatte le speranze tricolori di tutte le grandi, Juventus e il Napoli in primis. Thiago Motta e Conte dopo un perfetto 0-0 all’Allianz si sono annusati e riconosciuti come sicuri protagonisti del torneo. A sorpresa c’è una sola squadra al comando, il Torino del vigile Urbano Cairo. Un cuore Toro, l’onorevole e ct Mauro Berruto informa: «Non accadeva da 47 anni» Notizie dalla capitale: male la Lazio che affonda di rigore (due fischiati contro) a Firenze, bene invece la Roma del subentrante Juric che strapazza l’ex capolista Udinese (3-0). Il calcio è ancora più imprevedibile sotto il Cupolone: fino a sette giorni fa la bandiera giallorossa Daniele De Rossi era l’intoccabile tribuno del popolo della Curva Sud, ora invece siamo già passati sotto l’impero di Juric che arriva dalla Spalato di Diocleziano. Se Juric dovesse vincere altre tre partite di fila , statene certi, le
cento radio della capitale faranno di Juric parlare di “Ottavo re di Roma”, oscurando,imprevedibilmente e per sempre, De Rossi. © riproduzione riservata
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