L'ignorante saccente

May 4, 2011
Si parla volentieri di ciò che si ignora.
Spesso gli uomini parlano benissimo di cose che non conoscono.

Prima scena. Sono in attesa in un aeroporto: uno schermo gigante trasmette un dibattito tra due "esperti" e il discorso sta scivolando verso un tema di natura religiosa. Aguzzo orecchi e attenzione e rimango impressionato da due diverse sensazioni: la chiara incompetenza in materia dei due e l'altrettanto chiara fermezza e sicurezza nell'asseverare senza la minima ombra di esitazione. Seconda scena. Questa volta in treno: nonostante gli appelli alla moderazione dei cellulari, ormai l'italiano medio viaggia e vive con un telefonino incorporato al padiglione auricolare. Sento un signore che spiega a un interlocutore l'attuale situazione socio-politica. Ecco un altro maestro di saccenteria ignorante.
Ma non ridiamo troppo. La verità che ho sopra espresso con due famose battute - la prima è dello scrittore francese Paul Valéry (1871-1945) e la seconda è di Voltaire - non di rado contribuiamo un po' tutti a dimostrarla attraverso la nostra piccola o grande arroganza, oppure attraverso l'approssimazione negli studi, la superficialità nella preparazione, l'inesperienza e l'ignoranza, coniugata però alla presunzione saccente. La più pericolosa sorta di stupidità è, infatti, quella di chi si crede sapiente e acuto. Egli veleggia, senza timore del ridicolo, con grande prosopopea, lanciando giudizi, offrendo consigli, dispensando analisi. E, attorno, molti o tacciono o condividono. Il vero conoscere, infatti, si raggiunge solo nella paziente, rigorosa e faticosa ricerca: è un'ascesi della mente e dell'anima (e persino del corpo).

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