Una conferenza internazionale: una riunione per decidere quando si terrà la prossima riunione.
Un comitato: dodici persone che fanno il lavoro di una.
Sono due rasoiate queste definizioni sarcastiche, desunte rispettivamente dall'ironico Left Handed Dictionary curato dall'americano L.L. Levinson e dal divertente Terzo libro di Murphy sugli assurdi della società "evoluta", collezionati da un altro americano, Arthur Bloch (spesso gli USA sono la patria di tante stravaganze, poi diligentemente imitate da altre nazioni). Il tema è evidentemente comune alle due citazioni: si moltiplicano senza fine comitati, consigli, riunioni, assemblee, incontri (anzi meeting), conferenze e così via per produrre una valanga di carta e chiacchiere e solo qualche raro e scarno risultato.
Il Belli, nei suoi Sonetti romaneschi, era altrettanto lapidario: «Li discorsi sò come le cerase, / che ne piji una e te viè appresso er piatto». Vaniloquio televisivo, imbonimento politico, chiacchiera popolare rivelano la verità di quanto ammoniva uno scrittore messicano, Octavio Paz, Nobel 1990: «Una nazione si corrompe, quando si corrompe il suo linguaggio». Dall'ironia scherzosa sulla burocrazia si passa, così, a una cosa più seria: la degenerazione del linguaggio conduce alla volgarità nei comportamenti, alla brutalità nei rapporti, alla stessa incomunicabilità. Come è stato detto, dall'homo sapiens siamo passati all'homo zappiens che, saltabeccando sui canali televisivi, diventa sempre più superficiale nel dire e nel fare, temendo e rifuggendo da ogni approfondimento e dalla riflessione. Pratichiamo, allora, un po' tutti l'ascesi nel dire e nel fare, prosciugando le labbra dalle parole stupide e inutili e le mani dalle opere vane.
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