Il progetto discografico Medieval English Music ci invita a compiere un viaggio nell'Inghilterra del XIV e XV secolo, attraverso un'antologia di brani di carattere religioso che ci offrono la prospettiva ideale per mettere a fuoco la nascita di una nuova coscienza che si andava progressivamente affermando ovunque e in ogni disciplina artistica («Ars Nova» la definì appunto intorno al 1320 il teorico Philippe de Vitry). Originariamente pubblicato nel 1983 (e oggi riproposto in edizione economica da Harmonia Mundi per la distribuzione di Ducale), l'album ripercorre 200 anni di musica che si affacciano, nel caso specifico della Terra di Albione, sopra una storia scandita da sovrani legittimi e pretendenti al trono, alleanze e congiure, grandi conflitti internazionali (Guerra dei Cent'anni) e sanguinose lotte intestine (Guerra delle due Rose), qui rivissuti alla luce della straordinaria stagione creativa che ha riguardato il repertorio sacro inglese fino alla riforma anglicana.
"Virgilio" virtuale di questo cammino a ritroso nel tempo, l'eccellente formazione dell'Hilliard Ensemble (tra le cui fila allora militavano il basso Paul Hillier, il controtenore Ashley Stafford, i tenori Paul Elliott, Leigh Nixon e Rogers Covey-Crump) ha raccolto una preziosa selezione di lavori perlopiù ad opera di anonimi compositori che hanno contribuito in modo decisivo all'affermazione della cosiddetta contenance angloise: di quel "contegno" " richiamato mediante ritmi fluenti, melodie soavi e calibrate proporzioni tra le linee del contrappunto " grazie al quale la scuola polifonica radicata nelle isole britanniche ha trovato largo seguito in gran parte dell'Europa coeva.
Un disco bello e intenso, che impone una sosta e stimola una riflessione; come musiche concepite in epoche così lontane, opportunamente interrogate, conservino ancora intatto il fascino del loro messaggio originale. Un risultato ammirevole, che l'Hilliard raggiunge grazie a una padronanza tecnica miracolosa, cesellando e calibrando ogni emissione di voce, assecondando stacchi di tempo imposti dall'interno degli stessi brani; dando vita a un vero e proprio "teatro dell'anima", in cui sono di scena gli eterni e immutabili sentimenti dell'umanità di fronte al Mistero.
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