Achi volesse prepararsi all’imminente Triduo pasquale anche attraverso il confronto con l’arte e la narrativa suggerisco di leggere due blogger che abitano con personalità l’infosfera ecclesiale. Il post di Simone Varisco sul suo blog Caffestoria è del 2021 (bit.ly/40WF1B4) ma ha portato fortuna all’autore, che l’anno seguente, a quattro mani con il biblista don Paolo Alliata, l’ha ampliato in un libro, “La Pasqua tra pittura e letteratura” (Àncora). Delle 11 opere proposte, su un arco temporale che dal 1465 arriva sino al 1989 e che annovera anche autori famosissimi come Bruegel il Vecchio, Caravaggio e Chagall, mi colpisce l’“Ecce homo” di Antonio Ciseri (1871, Firenze, Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti). Varisco lo presenta così: «La composizione si regge sulla contrapposizione fra l’attesa dell’interno – esemplificata dall’atteggiamento quasi annoiato delle guardie e della corte e dai cattivi presagi della moglie di Pilato, sulla destra, sorretta da una serva – e il tumulto della folla all’esterno, che riempie strade e terrazze. A fare da ponte fra questi due mondi è Pilato, al centro, che sembra sporgersi in un ultimo, politico, tentativo di comprendere le ragioni di tanto odio verso l’Uomo che ha di fronte. Che, in silenzio, contempla la farsa che lo avvolge». È di ieri, invece, il post di Marco Pappalardo sul blog collettivo VinoNuovo (bit.ly/3MaPwN4). Egli cita i brani di sette scrittori, scegliendoli tra Ottocento e Novecento (fino al contemporaneo Marco Beck) e proponendo le loro parole senza alcun commento o contestualizzazione, come se non volesse in alcun modo orientare il modo in cui arriveranno alle nostre orecchie. La citazione che ho scelto è di Max Gallo e proviene da “Gesù, l'uomo che era Dio”, pubblicato in Italia (da San Paolo) nel 2012. Chi parla è il centurione, che nella finzione letteraria racconta gli istanti che seguirono la morte di Gesù: «Poi le raffiche squarciarono i veli del tempio e costrinsero la folla ad allontanarsi. (...) Mi parve che una mano potente premesse sulla mia nuca, obbligandomi a chinare il capo e a far rientrare la testa nelle spalle. Sentivo tutto il corpo tremare per la paura. Il terremoto scuoteva la terra, spaccava le rocce e apriva voragini. Mi sorpresi a dire: “E se quest’uomo fosse davvero il figlio di Dio?”».
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