L'arte di fermarsi è un apprendistato indispensabile, anche se viene tanto spesso dimenticato. Chi non sa fermarsi non sa vivere. Come c'è una qualificazione dell'esistenza che proviene dall'azione, così ce n'è un'altra che proviene dal riposo. La vita non può essere soltanto un posto per consumare e divorare. Il marinaio, quando parte per la grande avventura oceanica, certamente deve poter contare sul motore della sua imbarcazione, certamente deve poter affidarsi al buono stato dello scafo, della vela, dei remi: ma deve obbligatoriamente portare un'ancora, perché una barca non può viaggiare in continuazione. Allo stesso modo, un escursionista, quando prepara il suo percorso, deve prevedere non solo l'attività ma anche i tempi e i luoghi di pausa che gli consentiranno di ristorarsi per poter riprendere il cammino.
È vero che tendenzialmente, nelle nostre società moderne, gli stili di vita assomigliano alla città che non dorme mai. Il tempo pare sempre scarso, rispetto al programma che ci imponiamo. Vorremmo che si dilatasse e fosse ciò che non è. Come il coniglio di Alice nel Paese delle meraviglie, noi siamo sempre in ritardo. Ma in ritardo su cosa, nemmeno noi davvero lo sappiamo. Se oggi viviamo in un mondo di evasione, è perché siamo donne e uomini che non sanno ancorare la vita. E la vita finisce per essere un vuoto a cui niente risponde.
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