Ogni volta che arriva un nuovo talk show, si spera sempre sia quello buono, ovvero quello in grado di aiutare il telespettatore a capire qualcosa di quello che succede intorno a noi e nel mondo, senza assistere ai soliti inconcludenti e inutili battibecchi, al darsi sulla voce, a cercare di prevalere con gli acuti più che con i contenuti. Ma è una pia illusione. Prova ne sia anche la seconda puntata di L’altra Italia, il giovedì in prima serata su Rai 2. Per la conduzione, pensando di attrarre un pubblico più giovane usando un presunto linguaggio innovativo, si è ricorsi a una ex Iena, ovvero a un giornalista proveniente dalla scuola del programma di Italia 1 noto per inchieste-denuncia, ma anche per faziosità e cadute di stile, comunque secondo un metodo giornalistico aggressivo e servizi fortemente ritmati dal montaggio inseriti nel contesto di uno show. Tant’è che Antonino Monteleone, il conduttore in causa, si è presentato al debutto dietro le quinte degli studi Rai fingendo di essere in cerca del proprio studio, così per dare l’idea che stesse per iniziare un talk più dinamico rispetto ai tradizionali. Ma è bastato arrivare alla seconda puntata per capire che le cose non stavano così e che l’annuncio fatto all’inizio circa un programma d’approfondimento su attualità, politica e costume, profondo e plurale, capace di distinguere e non mescolare le cause dagli effetti, andava a farsi benedire con gli scontri verbali su Israele-Hamas e Russia-Ucraina tra Peter Gomez (direttore ilfattoquotidiano.it) e Annalisa Chirico (direttrice Fortune Italia) a cui si aggiungevano due giovani già formati ai dibattiti sopra le righe: Benedetta Frucci (Fondazione Einaudi) e Matteo Hallissey (segretario dei Radicali). Quest’ultimo protagonista anche di un successivo scontro su taxi e Uber con Ivo Speziali, presidente Uritaxi Lazio. Gestita male anche la presenza autorevole di un saggio novantacinquenne come il professor Silvio Angelo Garattini, classe 1928 e una lucidità invidiabile, a volte interrotto per dare spazio agli interventi in materia di sanità da parte di un paio di politici e persino da parte di Andrea Perroni, comico simpaticissimo, ma nel caso presente solo per lanciare più o meno esplicitamente il suo Binario 2, lo show mattutino in sostituzione di Fiorello. In fatto di ascolti, che si confermano bassi per la nutrita concorrenza nella stessa serata di programmi analoghi (Diritto e rovescio su Rete 4, Le Iene Inside su Italia 1, Piazza pulita su La 7) e per l’assenza di vere novità, le prime due puntate di L’altra Italia avrebbero registrato lo stesso numero di telespettatori: 276 mila con una leggera variazione dello share passato dal 1,77% al 1,62%. Il che vuol dire che al momento (concedendogli comunque del tempo) non ha fatto breccia tra il pubblico tradizionale della Rai e men che meno tra quello dei giovani.
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