Insieme al “Momento straordinario di preghiera in tempo di epidemia” celebrato in solitudine, in piazza San Pietro, il 27 marzo 2020, tutti ricordiamo, durante il primo lockdown, la scelta di papa Francesco di trasmettere in streaming sulla Rete, su Tv2000 e poi su Rai Uno, dal 9 marzo al 17 maggio di quell'anno, le messe quotidiane che egli celebrava a Santa Marta. È stato un modo semplice e diretto attraverso il quale il Papa si è fatto vicino a ognuno di noi, chiamati direttamente o indirettamente a fare i conti con la pandemia da Covid-19; è stato anche un modo per segnalare che, non potendo partecipare di persona alla santa messa, ci si poteva servire dell'aiuto offerto dai dispositivi digitali, pur consapevoli dei limiti insormontabili di tale partecipazione a distanza. La circostanza mi è tornata in mente a causa di un piccolo brano – poco più di venti parole – del testo che Francesco ha pronunciato dopo l'Angelus, il 30 gennaio, salutando «i salesiani e le salesiane che tanto bene fanno alla Chiesa» nella vigilia della festa di san Giovanni Bosco. «Ho seguito la messa celebrata nel santuario di Maria Ausiliatrice dal rettore maggiore Ángel Fernández Artime, ho pregato con lui per tutti» ( bit.ly/3HjhJMg ). È la messa che Rai 1 ha trasmesso domenica, alle 11, in diretta da Torino: un tempo l'unica, storica “messa in tv”, e oggi una delle tante messe festive e prefestive che ogni settimana è possibile seguire e che il sito di “Avvenire” fedelmente cataloga, il sabato, con un esauriente post a cura di Francesco Ognibene ( bit.ly/3HkwgHH ). Come ha scritto Cindy Wooden sul “Catholic News Service” ( bit.ly/32O8sge ), papa Francesco ci ha detto che, «come milioni di cattolici nel mondo», anche lui, in questa occasione, «ha assistito a una messa televisiva e ha unito le sue preghiere a quelle dei celebranti». Mi piace pensare che chi è costretto, per qualsiasi motivo, a seguire in questo modo la messa, all'udire queste parole si sia sentito meno solo.
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