L'agroalimentare riparte
sabato 24 marzo 2007
Nel 2006 i consumi alimentari hanno ripreso a crescere. A conti fatti, l'Istituto per i servizi ai mercati agricoli ha registrato un aumento dell'1,3% in volume e del 4,4% in valuta. Sono dati chiari che fanno ben sperare anche le imprese agricole ' oltre che soprattutto quelle della trasformazione e della distribuzione ' in un orizzonte che potrebbe essere meno fosco di quelli previsti fino a poco tempo fa. Anche perché la cronaca agroalimentare di questi ultimi giorni ha dato altri segnali che vanno nelle stessa direzione.L'Ismea, dunque, ha segnalato una generalizzata crescita degli acquisti alimentari, soprattutto dal punto di vista del valore. Certo, quest'ultima condizione è da attribuire anche alla crescita del 3% dei prezzi, ma ha in sé pure una componente dovuta proprio all'aumento delle quantità vendute. Nel vasto panorama agroalimentare nazionale, il risultato finale emerge dalla coesistenza di più fattori negativi e di altri positivi. Tra i comparti che più di altri hanno beneficiato della tendenza positiva, l'Ismea ha segnalato quello lattiero-caseario (+2,8%); in flessione, invece, le carni (-2,3%). Significativo anche il calo dei consumi di carni surgelate, diminuiti di quasi l'11% rispetto al 2005.  A perdere quote di mercato anche le paste di semola tradizionali che hanno subito una flessione del 3,5%. Il riso, invece, è rimasto pressoché stabile (+0,4%), così come gli acquisti di frutta e ortaggi freschi, che hanno confermato i dati quantitativi del 2005. Per i vini, al contrario, i dati di fine anno rivelano una contrazione degli acquisti del 2% (-1% gli spumanti). Insomma, a leggere i numeri sciorinati dall'Ismea emerge chiaramente una condizione di fondo: a crescere non sono i prodotti freschi, ma quelli trasformati, mentre alcuni comparti tradizionali (come quello delle carni oppure dei vini) stentano a riprendere quota.L'Italia agricola, tuttavia, riserva ancora altre ' positive ' sorprese. Per capire basta guardare da una parte alle ultime rilevazioni Istat sull'occupazione e, dall'altra, agli accordi che agricoltori e distributori riescono comunque a concludere. Sempre nel 2006, infatti, i lavoratori agricoli sono aumentati del 3,6% arrivando a 982mila. In questo caso, continua a farsi sentire l'effettivo positivo delle nuove opportunità di emersione del lavoro nero, ma è indubbio che le imprese non assumerebbero - o regolarizzerebbero i loro dipendenti ' in assenza totale di prospettive di mercato.  Ed è proprio il mercato, d'altra parte, che ha spinto un gruppo di imprenditori agricoli a dare vita ad una società mista con una grande catena distributiva.  Tra gli obiettivi, lo studio dei mercati nazionali ed esteri, la vendita all'estero diretta o indiretta ai mass market e Horeca, l'assunzione o la gestione di partecipazioni all'estero per la vendita la promozione dell'agroalmentare italiano. Adesso il vero ostacolo è uno solo: riuscire ad espandere il più possibile questa tendenza positiva al resto dell'agricoltura dello Stivale.
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