L'agricoltura crea occupazione. è una sorpresa, almeno per la gran parte degli osservatori. Il comparto che all'interno del sistema economico da sempre ha sofferto dell'immagine più forte di arretratezza e declino, sembra guadagnare consensi. Almeno dal punto di vista dell'occupazione. Gli ultimi dati Istat, infatti, parlano chiaro ma non devono trarre in inganno. La bilancia commerciale continua ad essere in rosso, e alcune delle produzioni fino ad oggi attive anche nei confronti dell'estero, hanno invertito la tendenza. E non basta, perché, intanto, i consumi alimentari sembrano in ulteriore diminuzione.
Nel secondo trimestre dell'anno gli occupati in agricoltura sono cresciuti del 5,6%, i lavoratori autonomi agricoli del 4%. In questo modo, i campi hanno davvero contribuito ad abbattere il tasso di disoccupazione. Una circostanza che, ha rilevato la Coldiretti, non è un fatto marginale ma una vera e propria «opportunità» per molti disoccupati, immigrati, donne e giovani di trovare lavoro. Si tratta di una considerazione giusta che, tuttavia, cozza contro il resto della situazione. A partire dal profondo rosso della bilancia commerciale. Le elaborazioni Ismea indicano, nei primi 4 mesi 2004, un aumento del deficit del 38,2% su base annua, con un disavanzo di 2,57 miliardi di euro. Sempre secondo Ismea e Istat, il settore «frutta», strutturalmente in attivo in Italia, ha chiuso il primo semestre 2004 con un passivo di 86,6 milioni di euro, che ribalta di netto il dato positivo dell'anno scorso. Un risultato che arriva da lontano, visto che già a partire dal 2002 si era assistito a un assottigliamento dell'avanzo valutario. Lo scorso anno la bilancia commerciale della frutta fresca aveva ulteriormente eroso il saldo attivo a 513 milioni di euro, registrando un peggioramento del 23,5%. La causa? Le nostre vendite all'estero sono diminuite fino a fermarsi del tutto. E, come se non bastasse ancora, sempre Ismea ha fatto notare come gli acquisti domestici di prodotti agroalimentari abbiano registrato, a giugno, una contrazione dei volumi del 7,1% su base tendenziale e del 2,7% da inizio anno.
Pur con tutto ciò, l'Istituto Nazionale di Economia Agraria, presentando il suo Rapporto sullo stato del settore, sembra aver spezzato una lancia in favore dell'immagine di un comparto forte e dinamico. «L'analisi dei dati - ha spiegato l'Inea - ci presenta un'agricoltura che si innova, razionalizza le proprie strutture aziendali e tende al contenimento dei costi ma che non riesce a far fronte da sola alle emergenze climatiche e sanitarie».
Già, perché probabilmente il vero problema è tutto qui: l'agricoltura davvero può fornire posti di lavoro, ma deve essere aiutata a combattere problemi indipendenti dalla volontà degli agricoltori così come questi devono ancora imparare probabilmente molto sulla commercializzazione e sulla valorizzazione delle produzioni.
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