giovedì 6 settembre 2018


Gli occhi di don Valentino, mentre parla con noi si riempiono di lacrime. Sacerdote da circa 40 anni, responsabile della formazione del clero in Asia e in Africa, non l'ultimo arrivato, non integralista, anzi. Grande amico di Häring dice con voce rotta: «Adesso noi preti non possiamo più accarezzare un bambino senza essere sospettati, insultati. È un fatto grave, gravissimo che cancella secoli di impegno di un clero in trincea che ha sopportato tutto per stare con la gente, per difendere i piccoli». Mentre parla il mio sguardo cade sull'immagine dell'abbé Noël Pinot mentre celebra una messa clandestina in una Francia attraversata dalla rivoluzione. L'ultima messa, poi è stato arrestato e ghigliottinato con i paramenti liturgici mentre cantava Introibo ad Altare Dei.
Cerco notizie sull'autore dell'opera (perché mi dico: bisogna parlare più spesso di questi esempi di fedeltà alla Chiesa di Cristo) e mi imbatto in Wikipedia che, nella sola versione in lingua francese (non compare né in italiano, né in inglese), riporta questa espressione: «Une version erronée de cette arrestation, diffusée en 1863, rapportait qu'il avait été arrêté alors qu'il donnait une messe clandestine». (“Una versione errata di questo arresto, trasmessa nel 1863, riferiva che era stato arrestato mentre stava celebrando una messa clandestina”).
Chi conosce appena un poco la vicenda delle martiri di Compiègne sa perfettamente che una delle priorità per i rivoluzionari fu quella di togliere alle vittime i segni religiosi. Per le religiose carmelitane giungere al patibolo con la loro tonaca fu un puro caso. Anche l'Abbé Pinot teneva i paramenti nascosti in una cassa di legno. Tuttavia, stando alla citazione dell'enciclopedia online (presa dallo storico francese François Chamard), si deduce che i giacobini avrebbero consentito all'Abbé Noël di portare con sé quegli stessi paramenti, per poi costringerlo a indossarli prima di salire sul patibolo. Trovo tutto ciò assolutamente improbabile. L'affermazione dello storico sembra tesa a vanificare la certezza cristiana che vede nel martirio di quel sacerdote il compimento pieno della Messa che stava celebrando.
Così la tela in questione, opera di René-Victor Livache e presente nel braccio sinistro del transetto della chiesa di Saint-Joseph d'Angers, s'intitola non “L'ultima Messa di padre Noël”, bensì: “Il prete Noël Pinot celebra una messa clandestina”. Due bambini, a sinistra, guardano la scena da fuori dall'inquadratura. Essi rappresentano le generazioni future, quei lattanti di cui parla il Signore e dai quali si leva la voce della verità e che dice a laicisti e ai teorici della secolarizzazione: ci sono preti così, che celebrano la Messa col loro sangue, che offrono la vita anche per gli aguzzini, che si sostituiscono nel martirio a padri di famiglia e a vittime innocenti. L'elenco di tali sacerdoti sarebbe ben più lungo e particolareggiate del sommerso mondo degli inadempienti e dei sacrileghi. Si è giustamente sdegnati dello scempio, si ha da fare giustizia e chiedere perdono, ma senza dimenticare che la Chiesa è Sacramento e milioni di ministri sono stati e sono fedeli come Noël Pinot che si rifiutò di firmare la Costituzione (contro l'esempio del suo vescovo firmatario) che fu tacciato di fanatismo e che, ed è ancor peggio per certa foga eugenetica, spese la vita per curare gli incurabili.
Guardo don Valentino: racconta storie incredibili di eroicità e abnegazione di sacerdoti e religiosi. Sì, questa è la Chiesa. Essa emergerà bella e nuova dalla palude dell'informazione attuale.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI