«Knightfall», templari per puro spettacolo
giovedì 14 dicembre 2017
L'elmo templare, oltre la tunica bianca crociata, è il simbolo dell'ordine religioso cavalleresco nato nel Medioevo per difendere i pellegrini sulle vie della Terra Santa. Non è un caso che Knightfall, serie televisiva di origine statunitense sul misterioso mondo dei monaci guerrieri (in onda da ieri sera su History, canale 407 di Sky), inizi proprio con un elmo crociato sul quale scorre un rigolo di sangue. L'elmo offrirà anche un punto di vista impossibile che solo un'inquadratura cinematografica può rendere possibile: gli occhi e lo sguardo dei cavalieri ripresi dall'interno dell'armatura. Piccoli, ma originali effetti, che vanno ad aggiungersi ai grandi effetti speciali utilizzati a man bassa soprattutto nella messa in scena delle battaglie, che finiscono per assomigliare a un videogioco. Non mancano nemmeno le scene forti al limite dello splatter. Il tutto finalizzato al puro spettacolo per raccontare il mondo dei Templari e la leggenda del Sacro Graal. Molti personaggi di Knightfall, che andrà avanti per dieci episodi, sono basati su figure storiche reali, altri no. Anche la cronologia degli eventi in alcuni casi viene modificata. Il racconto prende comunque le mosse dall'assedio di Acri del 1291, che portò alla fine delle Crociate con la conquista della città da parte dei musulmani. Alcuni anni dopo, costretti a ritirarsi a Parigi, i Templari vivono in un clima ostile in mezzo alla contrapposizione tra ebrei e cattolici. Protagonista è Landry (Tom Cullen), guerriero templare, fedele all'ordine, molto meno al voto di castità vista la relazione con la regina Giovanna di Navarra moglie del re Filippo di Francia. Landry, alla morte del confratello Goffredo, viene nominato da Papa Bonifacio VIII a capo dei Cavalieri con una missione fondamentale: recuperare il Sacro Graal. L'opera dei Templari andrà avanti per meno di due secoli: dal 1129, quando l'ordine fu approvato dalla Chiesa, al 1307, quando i suoi componenti furono arrestati e messi al rogo. History sceglie così ancora una volta di raccontare la storia attraverso la serialità e non solo con i documentari. Certo la drammatizzazione della realtà va presa per quella che è, anche quando passa dalla mediazione di una fiction (o “period drama” che dir si voglia) che sta alle regole del genere e come tale va valutata.
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