Fino a ieri eravamo una Repubblica fondata sul pallone, oggi viviamo a Sinneropoli, e ormai “siamo tutti tennisti e tutti giocatori di padel” direbbe “Bisteccone” Galeazzi dall’alto della sua postazione con vista ubiqua sullo stadio Olimpico e sulla terra rossa del Foro Italico. Un po’ di alternanza, almeno nello sport, può anche fare bene, ma passare da un invasamento all’altro è la pratica preferita dall’italico Paese. Intanto dopo la sosta è ripartito il campionato che vorrebbe tornare ad essere quello delle sette sorelle degli anni ’90, ma la settima, il Milan, stenta a far parte del gruppo delle pretendenti allo scudetto. I rossoneri dopo il lampo glorioso di Champions a Madrid, 1-3 alla casa blanca del Real di Carletto Ancelotti, continuano a non convincere e il match con la Juventus è racchiuso nell’ennesimo formidabile titolo di Repubblica, “Inno alla noia”. Annoia anche la faccia torva di Thiago Motta che con una Juve incerottata strappa il punticino a San Siro ma davanti si segna poco e adesso rimpiange il pupillo bolognese Zirkzee che allo United però gioca poco e segna ancora meno (1 gol in 11 presenze). Il Napoli di parrucchino Conte nel giorno del quarto anniversario della morte del genius loci Diego Armando Maradona si riprende la testa e lo fa allegramente con un altro “corto muso”. Basta la rete dell’ex Lukaku per fermare la Rometta del sor Claudio Ranieri che incassa la sesta sconfitta stagionale. Ranieri appena arrivato a Trigoria ha trovato un gruppo affetto da crisi d’identità e con un evidente vuoto mentale, e riempirlo adesso in corso d’opera sa bene che sarà la vera impresa. Ci sono due squadre di nerazzurro vestite, a -1 dalla vetta, Inter e Atalanta che giocano a memoria e quando ingranano la marcia, la quinta gli interisti (0-5 a Verona) e la terza gli atalantini (1-3 a Parma) non ce n’è per nessuno, sia in Italia che in Europa. Ma occhi alla concorrenza della scapigliatura viola. Palladino alla Fiorentina sta facendo cose eccezionali e la rinascita di bomber Kean, secondo goleador del torneo con 9 reti (alla Juve ne aveva segnate 11 in tre anni) è una delle tante perle infilate sin qui da quello che secondo noi è il miglior tecnico emergente in circolazione, a livello europeo. Fin qui è monumentale anche il lavoro di Baroni alla Lazio. Quinto successo di fila per i biancocelesti. Quella laziale è una squadra che alterna calcio moderno, palleggio geometrico pulito, alla classicità delle antiche verticalizzazioni con lancio in profondità, in cui fanno in figurone tutti. E tutti, con questo sistema di gioco coinvolgente vanno in gol: sul 3-0 con il Bologna oltre alla firma di capitan Zaccagni c’è anche quella del ciclopico difensore francese Gigot-robot e del centrocampista nigeriano Dele-Bashiru pescato dal rabdomante patron Lotito nella landa turca Hatayspor. Qualcuno, da Sinneropoli, ormai abituato ad osservare solo i gesti bianchi della nuova generazione di fenomeni, buttando l’occhio al calcio dice che questa Serie A è un campionato mediocre in cui c’è gloria davvero per tutti. Battuta regolare, ma negli altri prestigiosi campionati continentali non si vedono sei squadre in corsa per il titolo.