C'è un tempo per ogni cosa, recita il Qoelet. Così in una scuola di provincia, con l'entusiasta preside Berlinzani, tentammo di contribuire a facilitare di un granello i rapporti fra israeliani e palestinesi. Detto fatto, ci si inventò, con gli studenti, una giornata con canti e musiche dei rispettivi folklori. Anche le cucine vennero coinvolte. Il motivo centrale, in tutto questo, era però l'incontro tra il console israeliano di Milano ed il rappresentante palestinese dell'Olp in Italia. In seconda mattinata, il console si presentò. Incominciarono le telefonate per capire a che punto del viaggio fosse il rappresentante dell'Olp. Il nodo logistico, di telefonata in telefonata, si complicava sempre più, finché capimmo che non sarebbe mai arrivato. Ci riprovai in tono minore e questa volta feci dialogare fra di loro, pubblicamente, due medici, uno palestinese e l'altro israeliano, se ben ricordo entrambi operanti in Italia. L'approccio si svolse nella sala consiliare del comune di San Donato Milanese, nel bel mezzo dei palazzoni dell'Eni. Il colloquio durò a lungo, alternando a momenti di vera cordialità, altri di qualche irrigidimento. La pace? Credo che alla fin fine valga il detto popolare «aiutati che il ciel t'aiuta». Meglio non so.
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