Esiste una memoria involontaria: sopravviene alla fine della giornata, quando nel buio stiamo per prendere sonno ed ecco vediamo sfilare nella mente frammenti di ricordi (“tracce mnestiche” si potrebbe dire in un linguaggio più clinico e moderno). Lampi di visioni di oggetti, scene, istanti còlti durante il giorno appena trascorso, come lampi fugaci di dettagli osservati prima che arrivasse la notte, immagini scevre da ogni giudizio o da qualsivoglia ragionamento: sole, pure visioni. Ne parla Leopardi in un passo magnifico dello Zibaldone, discettando su come e quanto, pur trattandosi di una forma del vedere che pertiene all’anima e non ai sensi, in nessun modo essa sia governata dalla volontà. Vista involontaria, appunto, e che nella spontaneità del suo sopraggiungere in forma di ricordo, è facoltà la cui origine resta misteriosa per l’anima stessa. Quelle figure di «immagini vive e vere davanti agli occhi», nel mentre fanno irruzione inaspettate, ecco richiamano «idee e circostanze anche lontanissime», Leopardi ragiona. Sono immagini capaci di attivare processi subitanei e improvvisi del pensiero, e sia nella loro componente di involontarietà, sia nella sequenza di associazioni e collegamenti che scatenano, figure rafforzative della potenza del vedere: di ogni vista.
© riproduzione riservata
© Riproduzione riservata