La blogosfera ecclesiale si è intensamente coinvolta nella recezione della nuova formula dell'insegnamento del Catechismo della Chiesa cattolica a proposito della pena di morte. Usando il sostantivo «recezione», così carico sul piano teologico, sento di dover precisare che si tratta solo delle prime ore di un processo che di per sé prevede tempi ben più lunghi, ma tant'è: nell'era digitale non si accorciano solo le distanze geografiche, ma anche quelle temporali, e d'altra parte considero, per la comunità ecclesiale, questa disputa più feconda di tante altre. Oserei persino dire che la consueta polarizzazione mi è sembrata un po' meno acuta, e apprezzabile lo sforzo che tanti hanno fatto nel presentare le proprie ragioni a favore o contro il nuovo numero 2267 e la qualifica di «inammissibile» che esso riserva alla pena capitale.
Complice anche l'attrazione suscitata da questo tema, è finita abbastanza in sordina, almeno nell'area italiana, la videointenzione di preghiera del mese di agosto ( tinyurl.com/y7wv46o3 ), che Francesco, in vista dell'Incontro mondiale delle famiglie di Dublino, ha formulato così: «Preghiamo insieme a Gesù perché le grandi scelte economiche e politiche proteggano le famiglie come un tesoro dell'umanità». Rispetto ai precedenti, mi pare che questo video si caratterizzi per un più forte impatto del testo rispetto alle immagini, per quanto queste aspirino a mostrare come è povero un mondo in cui la famiglia è assente e come è invece ricco un mondo in cui la famiglia è presente e viva perché custodita dalle istituzioni come, appunto un tesoro. «Tesoro» ne è in effetti la parola-chiave: il Papa la ripete due volte, all'inizio e alla fine, ed essa risuona molto più evocativa di altre, come ad esempio «patrimonio». Oltre che ispirare le grandi scelte economiche e politiche, l'idea che la famiglia sia un tesoro può indurre a custodirla anche noi che ne siamo membri.
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