Il post con il quale “Vatican Insider” ( tinyurl.com/ya44lg22 ) ha pubblicato, il 13 novembre scorso, la notizia della scomunica per eresia e scisma comminata da monsignor Lorefice, arcivescovo di Palermo, a don Alessandro Minutella presenta un picco di popolarità. È una conferma del fatto che la vicenda pubblica di questo ex parroco ha molto, se non tutto, a che fare con la Rete. Egli ha diffuso soprattutto attraverso la pagina Facebook “Radio Domina Nostra” e l'omonimo canale YouTube, nati entrambi nel 2016, i contenuti del suo «populismo dentro la Chiesa», come l'ha definito lo scorso agosto Giuseppe Savagnone sul blog “Tuttavia” ( tinyurl.com/y7z37vst ). Riassumibili in un radicale misconoscimento, «in difesa della sana dottrina cattolica», dell'autorità di papa Francesco, dell'arcivescovo Lorefice e di gran parte della gerarchia e in una pretesa identificazione “mistica” con padre Pio e con la Madonna. Attraverso la Rete egli ha continuato senza soluzione di continuità le sue “catechesi”, dopo che, nel giugno 2017, era stato rimosso dall'ufficio di parroco di San Giovanni Bosco (tanto è vero che al nome della parrocchia corrisponde tuttora un'ulteriore pagina Facebook chiaramente rimasta nella gestione di don Minutella). E se da un po' di tempo il sacerdote si era astenuto dal comunicare online, evidentemente aderendo, in questo, alla volontà dei superiori, nei dintorni della pubblicazione della scomunica egli ha ripreso a comparire con regolarità e insistenza. Da ultimo – posto che sia vero quanto don Minutella dichiara in un video del 9 novembre – la stessa richiesta giuntagli dalla Congregazione per il clero di «un pubblico attestato di fedeltà a papa Francesco sui [social] network» associa strettamente la sua vicenda alla Rete. Tale associazione dà conto anche dei tempi straordinariamente brevi in cui essa è precipitata fino alla scomunica: due anni. In Rete tutto si consuma rapidamente, persino un atto grave come quello di un sacerdote che si mette fuori dalla Chiesa.
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: