Da molto tempo apprezzo la creativa dedizione con la quale Gian Carlo Olcuire, sul blog “Vino Nuovo”, illustra, con un rimando all'arte figurativa, ogni liturgia domenicale. Non dirò che sono vere e proprie omelie, ma certamente sono un modo vivo per leggere il Vangelo festivo, per non dire di come testimoniano, meglio di tanti saggi e saggisti, il rapporto vitale tra cristianesimo e culture.L'altro ieri invece, slegata dal calendario liturgico, ci ha mostrato ( tinyurl.com/jj4zcf4 ) una nuova scultura di Timothy Schmalz. Mi ha colpito profondamente solo a vederla sul piccolo video del mio pc (chissà a vederla dal vivo... se ben capisco, l'artista ha dato un'anticipazione digitale, ma l'opera non è ancora stata esposta al pubblico). Ritrae Gesù, risorto (ha le stimmate), che abbraccia un terrorista incappucciato e armato ( tinyurl.com/h67klnt ).Dopo il Gesù senzatetto e quello mendicante di Schmalz ( tinyurl.com/ofydc4f ), posti a Roma (all'Elemosineria apostolica e all'ospedale Santo Spirito), ecco dunque un Gesù che ama i nemici e li perdona nel vivo della storia dei nostri giorni. Una scultura bellissima. Il commento di Olcuire si avvia immaginando «le prime cacche di piccione» sulla statua: «Perché il terrorista non ha deposto le armi? Chi ci dice che si è pentito? Ma Gesù lo sta abbracciando o lo sta fermando? Non sarebbe meglio farlo fuori e poi pregare per lui?», e poi prosegue con una riflessione breve e incalzante, che non voglio e non posso sintetizzare.Reagendo a essa dico che, se dovessi prima o poi essere toccato personalmente dal terrorismo, islamista o meno, sarei sollevato nel vedere Gesù perdonare al posto mio, perché io non ce la farei proprio. E ciò mi basta per sentirmi grato verso la “provocazione” dell'artista. Aggiungo solo che, se ci penso bene, mi vedo più facilmente nei panni del terrorista: ognuno di noi, in fondo, imbraccia un suo grande o piccolo kalashnikov, si incappuccia e colpisce quotidianamente qualcuno che crede suo nemico. Sperando, poi, in un perdono.
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