Quando da ragazzini ci siamo innamo-rati del calcio, nessuno ci aveva detto che il gioco del pallone è praticamente identico al Risiko! Ognuno va fuori da uno stadio, si sceglie il suo esercito e prova a bombardare il nemico. I tedeschi, quelli vestiti di nero (come quasi tutti gli estremisti di Curva sparsi per l’Europa) sono tornati. Napoli città aperta, sì ma ai vandali di Francoforte. Prima del match di ritorno degli ottavi di Champions, Napoli-Eintracht , abbiamo assistito in diretta tv a scene di ordinaria follia. E ora siamo qui a chiederci, senza scadere nei proclami anti-Berlino dell’onovorevolissimo Salvini: come è possibile che 600 teste matte tedesche siano potute sbarcare a Napoli senza biglietto d’ingresso
per lo stadio Maradona? E com’è,
che questi guerrieri delle botte, erano armati fino ai denti. Ma soprattutto, che cosa muove uno pseudotifoso, anzi decine di presunti tali, dell’Atalanta, a spostarsi da Bergamo per accompagnare gli “amici” di Francoforte a compiere l’ennesima missione punitiva? Questi pseudoatalantini, “pseudo” a scanso di equivoci e in difesa della maggioranza civile della vera tifoseria bergamasca, è da almeno cinque anni che praticano le spedizioni belliche in franchising. Per due volte hanno partecipato
al sacco di Roma in occasione di Lazio-Eintracht. Orde che si muovono dandosi la carica via social dove formano delle brigate di mercenari del tifo violento. Militi ignoti, ma scelti, che rispondono «presente» alla bisogna. I legionari della Stella Rossa di Belgrado avevano collaborato con i napoletani per il ratto dell’Olimpico: lo striscione rubato ai Fedayn della Roma (durante la gara con l’Empoli) in risposta agli scontri dell’autogrill del gennaio scorso. La Digos sospetta che in quell’occasione per la capitale si aggirassero perfino delle cellule della “Wagner”, paramilitari magari in licenza premio dalla guerra russo-ucraina. Avete ancora dubbi sul fatto che il calcio e il Risiko! siano ormai un’unica disciplina? Questi folli da ultimo stadio dovrebbero scusarsi in ginocchio davanti ai miliardi di tifosi puri del calcio
che non si sognerebbero mai di fare migliaia di chilometri per seguire una squadra che non sia quella del cuore, per di più con l’obiettivo assurdo di danneggiare cose e persone di Paesi lontani anni luce dal loro. Meglio parlare delle scuse sincere di Federico Chiesa che non avrebbe nulla da scusarsi, ma lo ha fatto lo stesso. A Friburgo ha messo la sua firma sul passaggio ai quarti di Europa League della Juventus e a fine partita c’ha tenuto a mandare questo messaggio ai tifosi bianconeri. «Mi scuso perché io ci voglio essere, voglio dare una mano a questa squadra e a questa società per quello che mi ha dato in passato. Negli ultimi due anni non
ci sono riuscito… e anche adesso che sono ritornato dall'infortunio, non sono al massimo». Chiesa è scusatissimo. Invece, la violenza degli ultrà mercenari non si può scusare, va solo condannata!.
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