Ventuno anni fa un cronista religioso appena quarantenne, del quale non ricordo più il nome, raccolse il plauso del futuro vescovo monsignor Vecchi qualificando il XXIII Congresso eucaristico nazionale (Cen), del quale quest'ultimo aveva appena guidato la macchina organizzativa, come «il primo congresso eucaristico multimediale». Se l'idea di allora fu quella di rendere partecipato il Cen popolando anche le piazze mediatiche, oltre a quelle cittadine, credo che a essa possa essere assimilata la proposta formulata dal portavoce della Conferenza episcopale polacca padre Pawel Rytel-Andrianik lo scorso 30 maggio, alla vigilia del Corpus Domini (in Polonia è ancora festivo il giovedì) e raccontata in Italia da “Acistampa” ( tinyurl.com/y72vmhwk ) e da “Vatican Insider” ( tinyurl.com/y8g5xnjs ). Ripetendo un'iniziativa già felicemente riuscita l'anno scorso, egli ha infatti esortato i fedeli a pubblicare sui social network, sotto l'hashtag #procesja (processione), le immagini delle tante manifestazioni esterne legate alla Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, così da dare anche in Rete «una testimonianza pubblica della nostra fede». Sui risultati quantitativi dell'iniziativa fanno fede i 5 milioni di polacchi coinvolti, ha detto il portavoce, lo scorso anno. Su quelli qualitativi ognuno può provare da sé a lanciare l'hashtag e vedere le splendide immagini.
Quel che va sottolineato è il riconoscimento che padre Rytel-Andrianik dà ai social network e all'orizzontalità della comunicazione che essi consentono. Che egli valorizza sia «da credente a credente», facendo in qualche modo vivere le processioni anche agli assenti, sia «dal credente alla città», facendo così sfilare le processioni anche nell'ambiente digitale. «Dopo tutto, le processioni passano accanto i nostri luoghi di abitazione, lavoro e intrattenimento», dice. E sembra considerare tali anche Facebook e Twitter.
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