mercoledì 5 aprile 2023
Nell’ora del tramonto, a Kairouan, in Tunisia, davanti alla moschea del Barbiere, in quel piazzale spoglio dove alcuni bambini stavano giocando a pallone, ebbi l’impressione di essere tornato all’Italia dei primi anni Sessanta: il clima dolce, pochi passanti, qualche famiglia, un chiosco ambulante, il tempo sospeso. L’idea di un futuro incerto e misterioso ancora tutto da attraversare. Da vario tempo insegnavo alla Città dei Ragazzi dove avevo conosciuto molti minorenni non accompagnati che mi stavano cambiando come persona. La loro energia contagiosa m’impediva di fare solo il professore. In quel Paese mi ci avevano spinto proprio alcuni studenti magrebini, che mi parlavano spesso dei loro luoghi d’origine, ai quali volevo riportare indietro un ricordo. Vicino all’entrata della moschea vidi un negozietto di cianfrusaglie, fra cui notai una serie di misbaḥah, il rosario arabo. Decisi di acquistarne una decina. Il venditore mi osservò incuriosito. Aveva baffi e turbante e indossava la tunica bianca. Perché, io che non ero musulmano, gli facevo questa richiesta? Provai a spiegare la ragione ricorrendo al francese e lui approvò soddisfatto. Pagai e contai le collane di vari colori, notando che erano undici. Stavo per restituirgliene una ma lui sorridendo disse: no, questa è per te. © riproduzione riservata
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