Si ispira al libro biblico del Cantico dei Cantici il disco che l'etichetta Ecm (distribuita in Italia da Ducale) ha dedicato a Boris Yoffe e alla sua sterminata produzione cameristica; è infatti dal 1995 che il compositore russo scrive tutti i giorni brevissimi quartetti per archi (alcuni della durata di appena mezzo minuto) e oggi il suo Book of Quartets è diventato un monumentale compendio musicale perennemente destinato ad aumentare e ormai formato da migliaia di pagine.
Classe 1968, Yoffe si è diplomato al Conservatorio della sua città natale, San Pietroburgo, per poi trasferirsi prima in Israele e infine in Germania; un multiforme complesso di esperienze spirituali ed estetiche ha così forgiato la sua personalità artistica, portandolo a definirsi «un compositore saldamente radicato nella tradizione culturale ebraica», ma che trae nel contempo ispirazione dalla musica tedesca, dalla letteratura russa e dalla filosofia orientale.
Sotto la supervisione dello stesso autore, nel cd Song of Songs gli strumenti del Rosamunde Quartett e le voci del gruppo Hilliard Ensemble si sono dati appuntamento in questo melange di stili e influenze, scegliendo di eseguire alcuni lavori recenti che aprono le porte a continui spunti di riflessione e meditazione; brani caratterizzati da una scrittura particolarmente sensibile alle sfumature, tra ripetizioni, autocitazioni e rimandi tematici, frammenti melodici che si sovrappongono a passi veterotestamentari molte volte sminuzzati e riconvertiti in meri "pre-testi" sonori, tra ambientazioni ritmico-armoniche dai contorni spesso indefiniti, avvolti da atmosfere dalle tinte fosche e dai colori fortemente lividi.
Pagine che richiedono un ascolto impegnato e dedicato, esempi vivi di un cammino di ricerca e sperimentazione cristallizzato dalle parole con cui l'artista tedesco Wolfgang Rihm, già compositore in residence al Festival di Lucerna e maestro di Yoffe, definisce l'opera del suo brillante allievo nelle note di copertina dell'album: «Il suo lavoro è pervaso da una straordinaria bellezza. I singoli brani equivalgono alla sintesi del grande lavoro di una vita... che non ha inizio e non ha fine: "infinito" appunto. E tutto ciò che manca deve essere solamente immaginato: tutto qui».
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