domenica 4 febbraio 2024
In realtà non ti vedo quasi: nella foto sei di spalle, e si scorge solo il profilo sotto al casco dell’IDF, l’Esercito israeliano. Si capisce però che sei molto giovane, vent’anni forse, una recluta scaraventata al fronte. Hai la barba di diversi giorni. Punti il mitra verso delle case in macerie. Appena quest’estate eri come i nostri figli: l’Università, i low cost, magari a Malaga, magari a Roma. Eri tu fra la folla, a Pasqua, la tua ragazza per mano? Un anno alla laurea. Su Netflix vedevi i film che guardiamo noi, e a casa hai un gatto, raccattato per strada. Invece, ora. Il mitra sulle ceneri di Gaza: tu, che suonavi Dylan con la tua chitarra. Nell’orrore di un’alba di ottobre il sangue dei tuoi antenati, fuggiti da pogrom, banditi nei ghetti, come venuto su dalla terra ti ha chiamato. E non hai avuto più vent’anni, ma cento, o secoli forse, e gravi di angoscia. Sei partito: partivano tutti. All’inizio forse una rabbia di viscere ti spingeva. Ma ora, Isaac, dopo ventimila morti a Gaza, fra i bambini alla fame, ora che pensi, con il tuo mitra sulle rovine? Forse credi d’essere precipitato in un incubo da cui non riesci a uscire. Stai sognando, in realtà: sei nel tuo letto, e fra poco tua madre ti chiamerà: ora di alzarsi. Ma perché tua madre non arriva, perché la sveglia non suona? Mio Dio perché non finisce, questo tremendo sogno? © riproduzione riservata
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: