Ti guarda quasi minaccioso il San Nicola di Antonello da
Messina della Pala di San Cassiano. Ti guarda ostendendo il libro della Sacra
Scrittura con sopra tre sfere dorate, attributo frequente del Vescovo di Myra.
Il loro significato risale alla storia del Santo che, prima ancora di essere
consacrato vescovo, venne a conoscere il caso di una famiglia nobile e ricca,
caduta in miseria. Il padre, vergognoso dello stato di povertà in cui versava,
decise di avviare le figlie alla prostituzione. Nicola, nascostamente, lasciò scivolare
dalla finestra dell’abitazione dell’uomo tre palle d’oro con le quali il padre
poté maritare le figlie e risparmiare loro l’onta della prostituzione. Si
comprende allora lo sguardo minaccioso del santo di Antonello: la fame non ci
induca a comportamenti che ledono la dignità dell’uomo. La fede sostiene e la
grazia viene in aiuto con la provvidenza. Un medesimo invito alla fiducia in
tempo di crisi lo lancia Santa Maria Maddalena che, accanto a san Nicola, regge
un vaso con l’unguento prezioso. Quel nardo che Giuda avrebbe venduto, per
darne il ricavato ai poveri, Cristo lo rivendica per sé, assicurando che nulla
sarebbe mancato a chi si fosse occupato di lui. Tutto questo, ahimè, male si
accorda con l’attuale immagine del celebre vescovo di Myra, diventato l’emblema
del Natale, grazie alla figura di Babbo Natale. Basta digitare in internet
Natale, Santa Claus o san Nicola ed ecco apparire le più disparate
rappresentazioni di Babbo Natale soprattutto legate alla Coca Cola. Spesso le
immagini scadono nell’indecenza più amara dove, i bambini e il santo vegliardo
portadoni, e tanto meno la diffusa Coca Cola, c’entrano poco. Vero è che la
scristianizzazione del Santo iniziò dalla bevanda più famosa del mondo, quando
nei primi decenni del 1800 San Nicolaus (da cui Santa Claus) divenne, grazie a
una poesia di Clement Clarke Moore (o per alcuni di Henry Livingston Jr.), il
Babbo Natale che tutti conosciamo. Questi, come il San Nicola di Antonello da Messina,
inizialmente vestiva di marrone o di verde ma, a dipingerlo in rosso, fu il
primo illustratore delle pubblicità della Coca, Haddon Sundblom, associando
Santa Claus ai colori della bevanda per sempre. In una delle prime pubblicità,
del 1931, appare già il Santa Claus in edizione commerciale. Qui di san Nicola
non resta che un pallido ricordo e dell’attributo dei tre globi d’oro restano
solo i campanelli appesi al berretto e i tre vistosi bottoni dorati, in
evidenza è, invece, il bicchiere della Coca Cola con il quale il Santo brinda
al Natale. Proprio il mese scorso moriva
in Gran Bretagna, all’età di 85 anni, John Moore, il Babbo Natale degli spot
pubblicitari. Insomma San Nicola e le sue tre sfere hanno fatto molta strada,
passando dalla casa del nobile di Patara ai nostri alberi di Natale come
promessa di una provvidenza che non viene meno e di una visita dall’Alto che
non mancherà di portare frutti nella vita. Immagini: Pala di San Cassiano Antonello da Messina (1475-76) olio su tavola 55,9cm×35cm>
>Kunsthistorisches Museum, Vienna>
>Cartellone pubblicitario della Coca Cola del 1931 ideazione di Haddon Hubbard Sundblom>
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