Quando sono stati inventati gli orologi digitali, siamo stati testimoni, senza nemmeno accorgercene, di una vera e propria rivoluzione. Si è infatti perduto di colpo il rapporto tra la dimensione spaziale e quella del tempo. Quando diciamo che le lancette dell'orologio non si fermano, in realtà, stiamo usando un'immagine tratta dal passato, una metafora che si basa su strumenti desueti. Il tempo dell'orologio digitale è un tempo statico, in cui ogni passaggio corrisponde ad un'inquadratura staccata. L'inquadratura precedente è cancellata, il tempo di un minuto o di un secondo prima non esiste più. Nell'orologio in cui le lancette camminano, invece, ci troviamo di fronte a un movimento. Il passaggio al minuto successivo è opera di uno spostamento spaziale, non di una cancellazione. Lo spazio e il tempo vanno insieme, e il passato non viene cancellato ma solo attraversato dalle lancette nel loro cammino ripetuto. In un caso, cancellando il minuto trascorso ci abituiamo forse a cancellare anche il passato, cioè la storia. Nell'altro, nulla viene distrutto, tutto viene solo attraversato, per diventare appunto un tassello del passato. Quando l'ho capito, ho ripescato il mio vecchio orologio di tanti anni fa ed ora non uso che quello.
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