Il «Team Hoyt» ci dice che si può ed è bello
mercoledì 24 marzo 2021
Sono diventati famosi nel mondo come "Team Hoyt", una squadra di soltanto due componenti, legati da un amore di quelli indissolubili: Dick, il padre e Rick, il figlio, un ragazzo speciale perché al momento della nascita, nel 1962, il cordone ombelicale, stringendosi intorno al suo minuscolo collo, gli causò un'asfissia. La paralisi cerebrale causata da quel tempo senza ossigeno, lo avrebbe costretto, secondo i medici, a una vita in stato vegetativo, ma i genitori di Rick si accorsero che c'era luce in quegli occhi che erano l'unica cosa in grado di muoversi, insieme alla testa, del suo corpo. La mamma, Judy, caparbiamente insegnò l'alfabeto a quel bambino che non avrebbe mai imparato a camminare.
Rick imparò a comunicare e, ormai undicenne, iniziò a farsi capire attraverso un computer che seguiva quegli impercettibili spostamenti del capo. La prima frase che il computer restituì al mondo esterno fu «Go Bruins!» (Forza Bruins!) riferita alla squadra di hockey su ghiaccio di Boston, per la quale, evidentemente, Rick aveva sviluppato una passione. In sostanza l'amore di quel bimbo per lo sport era evidente, così come un'intelligenza vivida che lo avrebbe portato a laurearsi e poi a lavorare in un laboratorio di ricerca di Boston, dove si progettano e sviluppano sistemi di comunicazione per persone con disabilità.
La nascita del "team Hoyt", tuttavia, è un'altra storia, riconducibile a un momento molto preciso. Nel 1977 Dick, il padre, decide di partecipare a una corsa di beneficenza di 5 miglia (poco più di 8 chilometri) spingendo la sedia a rotelle di Rick che, entusiasta, al termine gli dirà: «Papà quando corriamo insieme, non mi sento più un disabile». Da quel giorno Dick, che non aveva mai corso prima, non si ferma più. Allenandosi come un fachiro spinge (correndo) la carrozzina di Rick, trascina (nuotando) una specie di piccolo canotto legandolo alla sua muta e traina (pedalando) un trabiccolo agganciato alla sua bicicletta. Dick e Rick Hoyt non si separano più. Lo sport li tiene incollati e li spinge a una serie di imprese sportive che vanno oltre l'immaginabile.
Dal 1977 al 2014, ultima gara ufficiale del "Team Hoyt", i due partecipano, insieme e in quel modo, a 240 Triathlon, 7 Ironman, 92 mezze Maratone, 68 Maratone (tra le quali 27 volte la Maratona di Boston) e a decine di altre competizioni. Papà Dick dichiara più volte che quel suo dedicarsi al figlio gli ha salvato la vita, proteggendolo, grazie all'attività fisica, da problemi cardiovascolari che, probabilmente, se lo sarebbero portato via giovane. Dick Hoyt se n'è andato, ottantenne, mercoledì scorso, a poche ore dalla festa del papà. Negli ultimi anni aveva lasciato il suo ruolo a Bryan Lyons, dentista di Billerica, che aveva spinto la sedia a rotelle di Rick nella maratona di Boston dal 2015 fino al giugno dell'anno scorso quando Bryan era scomparso, a soli cinquant'anni, nel sonno. Rick ha perso due padri in pochi mesi, ma la storia di questa vicenda che va ben oltre l'incredibile impresa sportiva è un dono di quelli che resteranno per sempre. È bello ricordare (e ricordarsi) di come quell'energia necessaria per correre, nuotare, pedalare per centinaia di migliaia di chilometri sia scaturita da uno sconfinato e immenso amore paterno. È bello sapere che quel tipo di energia è possibile, è trasmissibile ed è quella che serve per rendere il mondo un posto migliore.
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