Ormai è chiaro, il commercio alimentare in Italia è in mano ai supermercati, alla cosiddetta Grande distribuzione organizzata (Gdo). Non è una novità assoluta, ma lo è, invece, il fatto che in questi ultimi mesi la proporzione fra dettaglio tradizionale e moderno è ormai diventata talmente sbilanciata da far quasi scomparire il primo. Si tratta di un segnale forte di cambiamento del mercato, che non può essere contrastato ma che, invece,
non può cancellare tutto il resto.
Ad effettuare un'analisi dettagliata della situazione, è stato l'Ismea insieme alla AcNielsen Homescan. Dell'indagine basta prendere pochi dati. La Gdo aggrega ormai il 77% del mercato alimentare, l'88% per le bevande, il negozio tradizionale è sceso sotto il 15% del totale. A vincere, quindi, sono le grandi superfici, i discount e i liberi servizi. Altro che il fruttivendolo di quartiere, magari fidatissimo ma irrimediabilmente perdente. Lo scenario " come precisa l'Ismea " è
differenziato, ma l'evoluzione non cambia. Esiste, cioè, una sorta di doppio binario dei consumi: quello della "old generation", orientato prevalentemente verso i prodotti cosiddetti maturi, e quello dei giovani che prediligono gli alimenti salutistici oppure a maggiore contenuto di servizi, come gli ortaggi di IV e V gamma o i cibi preparati o semipronti. La Gdo, poi, si è rafforzata sull'onda della congiuntura economica sfavorevole, dando spazio alle linee di prodotto "di primo prezzo"
e ai marchi del distributore.
Gli agricoltori, quindi, si sono ritrovati davanti " e relativamente in pochi anni " interlocutori diversi dal passato. Acquirenti con un potere di contrattazione enormemente più forte del grossista di un tempo. Chi è riuscito a rimanere sul mercato, ha risposto con aggregazioni di offerta, differenziazioni di prodotto, più cura della qualità, miglioramento delle tecnologie di produzione. Insomma, se il mercato alimentare è cambiato, anche le imprese agricole stanno cercando di farlo. Magari attraverso iniziative che fino a pochi anni fa erano impensabili.
È un segnale, per esempio, che si sia arrivati a creare "Oscar Green",
un concorso nazionale che premia le imprese più originali e innovative, capaci di indicare quanto l'agricoltura offre alla società in termini di valore, sicurezza, fiducia e qualità della vita. E non a caso l'idea è arrivata dai giovani agricoltori (quelli della Coldiretti), che si sono posti l'obiettivo di far sapere semplicemente che anche in agricoltura si può innovare e vincere.
Certo, non basta un premio (che pure fa bene) per vincere la sfida del mercato. Così come non basta fare appello ai mercati di vendita diretta per superare le difficoltà della congiuntura. Piuttosto, servono intese proprio con la Gdo e con le grandi piattaforme d'acquisto. Un'operazione difficile ma necessaria,
per evitare di veder cancellato il ruolo delle aziende agricole nel sistema agroalimentare. Un passo che è possibile e che gradualmente molte imprese stanno compiendo insieme all'intera filiera agroalimentare.
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: