Vorrei fare memoria di un'espressione dell’enciclica Laudato si’ che ci ricorda che «non ci sono due crisi separate, una ambientale e l’altra sociale, ma un’unica e complessa crisi socio-ambientale». Per chi legge o ascolta queste parole oggi, possono sembrare dure, ma la loro intensità diventa ancora più forte quando diventano il grido dei corpi-ecosistemi che stanno bruciando nei Paesi dell'America Latina, come conseguenza dell’impatto del fenomeno del Niño. La Nasa ha diffuso una mappa termica rivelatrice, che evidenzia le aree con le temperature più elevate nel nostro territorio. Ciò è dovuto a un preoccupante assetto meteorologico che intensifica la siccità e incrementa la probabilità di incendi forestali fuori controllo. L'aumento dei gas serra, inoltre, e il riscaldamento a lungo termine degli oceani stanno contribuendo a questa situazione. In realtà, è facile assegnare nomi ai disastri naturali quanto giustificarli in modo molto razionale in modo da allontanarli dal nostro orizzonte di impegno e dalla nostra corresponsabilità. Sui media si parla spesso del “fenomeno del Niño” descritto come un evento climatico generato dal riscaldamento dell'Oceano Pacifico, che provoca un'alterazione delle condizioni meteorologiche in questa parte del mondo e che ha ripercussioni su varie scale. Come andare oltre il generico, coinvolgendoci come comunità umana in ciò che sta accadendo alla nostra Casa Comune?
È qui che entra in gioco la Laudato si’, il cui testo, in un modo o nell’altro, si collega alla cosmoexistencia (cosmoesistenza) dei nostri popoli. Entrambi sostengono che siamo tutti interconnessi come fili dello stesso tessuto. E quindi, ciò che accade alla Terra finirà con l’accadere ai figli della Terra. Tutto cambia, ma non tutti i cambiamenti portano benefici, perché “El Niño” genera ondate di calore estremo, inaridimento del suolo, stagione dei cicloni, aumento del rischio di incendi. Quando i venti si uniscono per alimentare il fuoco, questo si riproduce a catena fino a spazzare via la vita della fauna e della flora in pochi secondi. Simultaneamente, aumenta la riproduzione di parassiti su colture e piante. Allo stesso tempo, ciò che accade alla Terra ha ripercussioni negative sulla molteplicità delle comunità che abitano i territori. Tutto ciò altera la sovranità alimentare, poiché ha un impatto sul sistema produttivo, provoca perdite nella catena alimentare, aumenta i prezzi degli alimenti di base e incide sull'economia quotidiana delle popolazioni. Allo stesso modo, i corpi sociali potenzialmente più colpiti subiscono l'impatto sulla salute con l'insorgere di malattie tropicali e respiratorie. Questo fenomeno climatico inverte le conquiste delle popolazioni nella loro capacità di organizzarsi, nell'acquisizione dei loro diritti e nella resistenza che alimenta la speranza del “ben vivere”. In questi giorni, alcuni Paesi del Sud America sono stati dichiarati in situazione di calamità a causa del grave impatto degli incendi forestali. Certamente la natura è stata rovinata e ha subito danni difficilmente riparabili, ma con essa è stata colpita l'intera comunità di vita, comprese le persone che fanno parte degli ecosistemi bioculturali. Questa è la prova evidente che non esiste una crisi ambientale e una sociale, ma solo una crisi socio-ambientale.| Il mio invito è quello di andare oltre la creazione di un sistema di monitoraggio e di gestione del rischio o misure di miglioramento proattive e tempestive per rispondere alle crisi immediate. Credo, invece, che sia fondamentale agire sull'ecologia integrale per attraversare insieme questo tempo opportuno, essendo artigiani della cura e rinnovando le nostre relazioni di governance con tutto il creato.
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