Dal 14 giugno è finalmente online l'annunciato questionario con il quale il Sinodo dei vescovi, in vista dell'Assemblea del 2018 dedicata a «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale», intende completare la consultazione già avviata attraverso il Documento preparatorio dello scorso gennaio. La prima schermata conferma l'obiettivo aperto dell'indagine: «Darti l'opportunità di farti sentire, di esprimerti, di raccontare quello che sei e ciò che vuoi far sapere di te». Creare confidenza tra Sinodo e giovani, mi verrebbe da dire. Da questo punto di vista la domanda più centrata è senz'altro l'ultima: «Che cosa vorresti far sapere di te e non ti è stato chiesto nel questionario?».
Invece le sezioni in cui esso si articola dopo il «Chi sono» (le informazioni di base) rimangono abbastanza compassate, tecniche, persino fredde, con le loro domande e risposte da porre in scale da 1 a 5 (o a 10): «Come mi vedo io e come vedo il mondo attorno a me», «Io e gli altri» e «Le mie scelte di vita». È quest'ultima la parte che più si propone di discernere le vocazioni dei giovani interlocutori, vista la profondità dello scavo che opera relativamente al lavoro e alla famiglia (senza trascurare l'impegno sociale). Esplicitamente, parla di vocazione anche una domanda della successiva sezione su «Religione, fede e Chiesa», e implicitamente quella che la segue su «La mia presenza nel web», per quanto appare preoccupata di comprendere il ruolo che la Rete occupa nella vita delle generazioni più giovani.
A conferma della serietà del questionario preciso che a compilarlo come si deve serve una lunga ora. Ma se qualche “adulto” convincerà un “giovane” (figlio, nipote, allievo, parrocchiano...) a farlo in sua presenza, allora sì che la confidenza che si creerà, almeno in quel momento, sarà straordinaria, e quell'ora diventerà breve. Densa di silenzi pensosi e persino punteggiata di qualche sorriso.
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: