Non è quasi mai vero che si stava meglio quando si stava peggio. Non ho sufficiente età e memoria per dirlo con certezza, ma mi pare di ricordare che al massimo si stava diverso. E mi permetto di notare che il nuovo, ora, non è che sia tanto sensato.
Ascoltiamo frammenti per cercare di capire tutto, scriviamo nei telefoni e non li usiamo per telefonare, guardiamo il cinema senza più entrare nei cinema; ascoltiamo i
libri invece che leggerli, paghiamo il parcheggio dell’aeroporto più di quanto spendiamo per un volo, facciamo lente code per mangiare al fast food, viaggiamo tanto per fermarci poco, scegliamo le partenze intelligenti per ritrovarci tutti in coda mentre quelli non intelligenti sono già arrivati. Ma tutto questo andare senza sosta e senza logica genera una realtà che ci sembra sensata se con tanta urgenza e passione ci preoccupiamo, come mai nessuno prima di noi nella storia, di salvare il pianeta, mangiare bio, parlare di pace facendo la guerra. E ricordare le password, conservare la memoria, allungare la vita, e tutelare i più deboli, anche se meno di quanto si pensi a difendere dall’estinzione l’agnello sambucano del Piemonte o la fragola di Tortona. La diversità ci unisce, il dissenso ci divide, ma capire le ragioni di quello che facciamo, ecco questa resta l’enorme irrisolta questione dei nostri giorni.
© riproduzione riservata
© Riproduzione riservata