venerdì 6 ottobre 2023
Neppure sapremmo spiegare come mai siamo diventati così, ma ci troviamo a far affidamento sulla forza per risolvere i problemi della vita, a investire le nostre aspettative strettamente sulla potenza o a dirci che soltanto se ci dedichiamo ad accumulare supereremo l’ansia di non sentirci sicuri davanti al tempo e alla morte. La verità è che ci è facile ammirare la grandezza, anche nella sua incandescenza fatua, nel suo rumoreggiare banale. E che ci sentiamo a nostro agio nei panni di amministratori dai vasti risultati, credendo in tal modo di tenere a distanza il fallimento. Eppure capiremo prima o poi che il segreto della vita è altro: la sovrabbondanza può rivelarsi più inutile della penuria stessa; le mani ingombre di cose – e perciò imprigionate da quanto possiedono – mai si sono ingannate sulla loro natura; e non possiamo attribuire alla forza la funzione di motore, poiché essa ci fissa in un dato luogo anziché introdurci nel viaggio. Mi ritrovo a pensare a come Gesù sia maestro nell’arte di riorientare il nostro sguardo. Quando i discepoli gli fanno una richiesta apparentemente sensata – «Accresci in noi la fede!» –, lui li sfida ad aprirsi a una sapienza ben diversa, dicendo: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sradicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe» (Lc 17,6). © riproduzione riservata
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