L'altro giorno, seduta nel vagone in penombra di un treno, immobile, stanca, sono tornata a fare un piccolo vecchio gioco: oscillando il diamante dell'anello di fidanzamento che porto a un dito, coglievo l'unico raggio del sole. E ancora una volta dopo tanti anni il diamante giocava: catturava il raggio e lo scomponeva nello spettro della luce. Indaco, verde, viola, rosso sangue: la meraviglia dell'arcobaleno si sprigionava come dal nulla, da quella pietra. Quasi in un'alchemia, la luce spartita e sezionata, nella sua ineffabile meraviglia. Ho sorriso, ricordando: il luccichio dell'anello di fidanzamento era il mio modo per tenere buona mia figlia in chiesa, quando aveva due anni. Ricordo ancora i suoi occhi sgranati, la mano paffuta che voleva afferrarlo. Ho capito da quello sguardo di bambina perché nella storia re e regine e imperatori e briganti impazzivano per i diamanti: sono piccoli soli, che stanno in un palmo di mano. La magia del mio anello mi aveva spinto a studiare che cos'è, un diamante. È, appresi, carbonio puro, come la povera grafite delle matite che si usano a scuola. Ed è parente anche del brutto, umile carbone. Gli atomi sono gli stessi, ma legati in una struttura differente. Così che il carbone, massa opaca, roba da niente, incenerisce nei camini. Il diamante invece è "àdamas", che in greco significa: l'invincibile. Ciò che nessuna altra materia riesce a scalfire.Che cosa strana, pensavo, gli stessi atomi e due destini così differenti. Che cosa misteriosa, sembra quasi densa di un segreto. Ma sentitequesta frase del poeta e scrittore russo Vladimir Solov'ëv: «Che cos'è la bellezza? Guardate il carbone e il diamante. Il carbone e il diamante chimicamente sono lo stesso. Perché il carbone è brutto e il diamante è bello? Perché il carbone fissa tutta l'attenzione a se stesso, mentre nel diamante si vede il sole e tutta la luce: attraverso di esso si vede qualche altra cosa, superiore alla pietra, che la fa bella».Il carbone concentra la luce su se stesso, la divora, la ingoia. Il diamante se ne fa attraversare e la rifrange, e attraverso la sua stessa materia ne mostra lo splendore. Quello spettro chiaro e fiammante che arcanamente ci ricorda un principio: “fiat lux”, e la luce colmò l'universo».C'è un segreto davvero, nel diamante, da ricordare. Non stare curvi a osservare se stessi, compiaciuti, ma lasciarsi traversare da un Altro, per rifletterne la gioia. Già, bisognerebbe esserne capaci, mi dico, ancora cullando nel moto del treno il mio diamante, che mai stanco, fedele, mi restituisce, dall'ultimo raggio di sole, il radioso ventaglio dell'arcobaleno.
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