mercoledì 25 agosto 2021
«Hai liberato i tormentati dalla malattia, hai elevato donne che meritavano di essere lapidate, hai eletto a dispensatori di Dio, ad angeli caduti sulla terra, ragazzi senza talento né sapienza; e nessuno di costoro si è fatto vivo per pregare per te, fuori dalla tua prigione. Come puoi tenerli ancora vicino al tuo cuore?». È un Pilato tipicamente romano quello che esce dalla penna di Giancarlo Marinelli, nella sua ricostruzione poetica delle ore che passano dall'arresto del Signore alla sua morte in croce. Non vi amerò per sempre (Bompiani) è un racconto che ha molto dell'estro teatrale del suo autore, ricco di colpi di scena e dialoghi. E in quell'interpellanza di Pilato a Cristo c'è la comprensione di uno dei segreti del cristianesimo, risultato che coloro che ri-narranno i Vangeli spesso sono capaci di ottenere: la sottolineatura nuova e vivace di aspetti che un credente habitué dà per scontato. Qui Pilato tira in ballo lo sconvolgimento umano - «gli ultimi saranno i primi» - che è diventata la norma di quello scombinato gruppo di uomini e donne che seguivano il Nazareno: ex prostitute, ex pubblicani, peccatori pubblici, analfabeti di mestiere pescatori… Il Vangelo rovescia la sapienza umana, le fa fare uno scarto perché appaia nella sua forza la potenza debole di Dio.
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