Tu eri morto da due anni. Tuo nipote, non lo hai conosciuto. Ma quando appena nato, in sala parto, me l'hanno messo in braccio, trasalendo ho visto i suoi capelli: rosso fulvi, del tutto inaspettati. E allora in un istante mi sono ricordata di quando tu mi parlavi di tuo padre, Ferdinando, fante sul Piave e poi daziere; uno che da ragazzo chiamavano "il rosso" perché fieramente socialista, e per il colore dei capelli. Andava fiero, il nonno che io non ho conosciuto, di quel fulvo sulla testa. Qualcuno gli aveva detto che era il rosso dei Galli Boi, barbari invasori della pianura emiliana, in secoli remoti. E che lui, dunque, da quel popolo fiero discendeva. Quel rosso non passò a nessuno dei suoi figli, e solo a una dei nipoti. Non a me. A cent'anni dalla nascita del nonno Ferdinando, eccolo ricomparire in un pronipote. Per quali alchimie di geni è passato quel carattere, dentro al fiume carsico e vorticoso dei cromosomi? Dai barbari d'Oltralpe ai contadini del Parmense a un daziere socialista degli anni Venti, fino a un figlio che vivrà il terzo millennio. Col tempo, i capelli di Pietro si sono scuriti. Dorme, il cromosoma fulvo dei Galli Boi. Ma tornerà, forse, in un figlio dei figli. (È segreto e infinito, il disegno in cui veniamo tracciati).
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