domenica 12 dicembre 2021
A frequentare i social e a leggere i giornali, rischiamo tutti, o quasi, la sindrome del recinto. Una sorta di cattività volontaria che ci spinge a non guardare al di là di noi stessi. I sintomi sono facili da diagnosticare: si crea o si entra in un gruppo dove tutti la pensano allo stesso modo e poi via ai complimenti, all'esaltazione delle virtù di questo o quell'amico. Frequentarsi tra simili è normale, intendiamoci, così come la paura per l'arrivo di una qualche forza estranea capace di rompere l'equilibrio che faticosamente ci siamo costruiti. I problemi nascono quando questa tranquillità, un tantino egocentrica, diventa rifiuto di qualsiasi opinione che non sia uguale alla nostra, o quasi. Un atteggiamento tanto più fuori luogo nei giorni della crisi globalizzata, del "siamo tutti sulla stessa barca" e, più banalmente, del conto alla rovescia verso Natale. Che di natura è festa dell'oltre, del cuore aperto al dono, del mettersi fianco a fianco per sentire meno freddo. L'antidoto alla sindrome allora è assecondare questo tempo, provando a pensare in grande, ad ascoltare le ragioni degli altri, ad ammettere che persino noi abbiamo difetti. Se guardiamo bene, fuori dal recinto ci sono case, montagne, prati per correre, mestieri da imparare. E il mondo può essere bellissimo.
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