Il titolo per chi ama la poesia è proprio bello: Ossi di seppia, come la prima raccolta di Eugenio Montale. E come la cartilagine dei molluschi marini che galleggia e poi viene sbattuta a riva, così i frammenti di archivio della Rai riportano alla memoria eventi che non vanno persi nel mare mediatico. Da qui il sottotitolo Il rumore della memoria attribuito alla prima serie non fiction in esclusiva su RaiPlay: 26 puntate, una a settimana, per ripercorrere le vicende della storia italiana più recente, dal delitto di Cogne alla rinuncia di Benedetto XVI. Per il momento, con la drammatica vicenda del suicidio assistito di Fabiano Antoniani in arte Dj Fabo, messa in rete ieri sulla piattaforma on line della Rai, sono sette le puntate proposte dalla casa di produzione 42° Parallelo. Ogni volta i fatti vengono riletti con l'ottica del punto di vista. Ad esempio le cosiddette “dimissioni di Ratzinger” sono raccontate da Giovanna Chirri, la giornalista dell'Ansa autrice dello scoop, l'unica ad aver compreso la parole in latino di Papa Benedetto e di averle rilanciate. La tecnica di Ossi di seppia è moderna, pensata per i più giovani, la durata contenuta (una ventina di minuti) e il commento finale affidato a una canzone. Nel caso di Dj Fabo è stata scelta Sparire, di Niccolò Contessa e della band I Cani, il cui testo si chiude con queste parole: «E stavolta quando chiuderò gli occhi non voglio sognare perché pure a sparire ci si deve abituare». Eppure è proprio all'eutanasia che non dobbiamo abituarci. La puntata in questione, costruita sul racconto di Valeria, la fidanzata di Fabiano, appare a senso unico, compresa una certa esaltazione di Marco Cappato, che accompagnò il giovane dj a morire in una clinica svizzera. A lasciare indirettamente aperto un dubbio c'è l'immagine iniziale e finale del pianto della madre in tribunale. Per rispettare la volontà del figlio si sentì costretta suo malgrado («Non l'avevo accettato interiormente») ad incoraggiarlo («Per farlo andar via sereno»): «Vai Fabiano, la mamma vuole che tu vada».
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